Interviste

Elezioni a Toronto,
intervista a Giorgio Mammoliti:
“Italiani snobbati. Diamo fastidio?”

Continua la nostra serie di interviste ai candidati in lizza per l’elezione a sindaco di Toronto. I candidati sono 102 e non saremo in grado di dare a tutti loro la copertura che potrebbero desiderare. Proponiamo, ma non ci limitiamo, di intervistare candidati interessati che “i sondaggi” suggeriscono possano raccogliere almeno il 4% dei voti.

TORONTO – “I candidati italiani sono esclusi da ogni dibattito e le loro proposte sono censurate dai media mainstream. Perché?”. L’intervista a Giorgio Mammoliti della redazione del Corriere Canadese inizia con un duro “J’accuse”. Il candidato sindaco di origine italiana ha parlato senza mezzi termini, accusando l’amministrazione John Tory e la burocrazia della City di Toronto di aver trasformato Toronto in “una Woke Gotham dove tutto è permesso tranne il diritto dei cittadini a vivere in sicurezza e serenità”. E promette: “Se sarò eletto sindaco, sradicherò questo movimento rimettendo le famiglie al centro dell’azione di governo. Ho la formazione e l’esperienza per farlo”.

Giorgio Mammoliti, nato il 20 settembre 1961, origini italiane (Calabria), ha rappresentato Ward 7, York West, nel Toronto City Council dal 2000 al 2018. In precedenza aveva rappresentato Yorkview dal 1990 al 1995 come MPP per il New Democratic Partito (NDP) nel parlamento provinciale dell’Ontario. Prima di entrare in politica, ha lavorato per la Metro Toronto Housing Authority ed è stato presidente di un sindacato.

Mammoliti, nonostante la sua precedente esperienza politica non è stato invitato ai primi colloqui con gli altri candidati. Perché no?
“C’è chiaramente qualcosa che non va quando hai così tanti candidati italiani e sono completamente ignorati dai media mainstream. Perché sta succedendo? Ci sono due candidati con esperienza politica, il sottoscritto ed Anthony Perruzza; c’è un amministratore scolastico (Frank D’Amico) e ci sono anche altri candidati italiani, ma siamo tutti totalmente ignorati dai media mainstream e dalla stampa. Perché? Forse perché siamo italiani? Questo mi porta a concludere che forse portiamo un contributo che ’loro’ non vogliono. Una delle prime cose che ho detto quando mi sono registrato come candidato, è stata: ’Abbiamo perso noi stessi e la nostra fede. Beh… dal momento in cui ho menzionato la fede, nessuna chiamata dai media, più. Nessuna. È perché sono italiano? Ci chiamano pazzi quando parliamo di aiutare le nostre famiglie e cercare di capire cosa sta realmente accadendo alla gente per strada, che si ammazza, si pugnala…”.

Toronto infatti non è più sicura. Qual è il suo piano per combattere il crimine?
“Perché tutti sono così sorpresi dopo che John Tory ha deciso di togliere tutte le risorse che la Polizia stava usando per capire le comunità dei ’bad guys’? Dal momento in cui hanno tolto alla Polizia la possibilità di identificare le persone nelle strade (il ’carding’), è cominciato a succedere di tutto. In altre parole, è stato come un invito, per tutte le persone che si nascondevano dalla Polizia, a scendere in strada perché nessuno poteva più toccarle. E quindi, siamo stupiti? Io non lo sono, perché ne parlo da tanti, tanti anni e sono stato criticato al punto che mi hanno chiamato razzista: sono stato attaccato per aver chiesto di ’ripulire’ le nostre strade nei quartieri popolari, di trovare alloggi migliori per la nostra gente. Così, quando in Consiglio ho detto a Tory ed ai consiglieri quanto sarebbe accaduto, tutto quello che hanno fatto è stato ridere, tutto quello che hanno fatto è stato dire ’ti sbagli, devi essere pazzo a parlare in questo modo’. Perché siamo arrivati a questo punto? Abbiamo un piccolo segmento della società che ha convinto i politici che la loro agenda conta più di quella delle famiglie. E le nostre famiglie sono distrutte a causa di un piccolo gruppo di persone che negli ultimi anni si sono fatte strada per convincerci che dobbiamo occuparci delle loro cose più che delle nostre questioni. Ecco da cosa deriva il termine woke: io definisco Toronto una ’Woke Gotham’… la città ora è completamente distrutta per questo motivo. Quindi, il crimine che imperversa nelle metropolitane è una reazione ai governi che semplicemente alzano le mani e dicono: ’Non possiamo più fare davvero niente per te, quindi promulghiamo leggi per permetterti di stare nelle strade, nei parchi, sui marciapiedi, nei siti dove ti puoi drogare ’in sicurezza’…”. È come se il tuo corpo si ammalasse, gli venisse la febbre: in quei momenti vuoi solo andare a letto, rilassarti e dimenticare il resto del mondo. Toronto ha più di una semplice febbre: Toronto sta morendo, ecco perché sono tornato in politica. Sento davvero di poter risolvere i problemi della criminalità: ’ripulire’ le strade, renderle sicure”.

In pratica, come pensa di poterlo fare?
“Introducendo un’unità di polizia dedicata alla TTC e farla riferire direttamente alla Polizia di Toronto. Sarebbe responsabile di tutti gli aspetti del trasporto pubblico, compresi i nostri autobus, puntando a migliori servizi a tutto tondo, pubbliche relazioni, assistenza ai clienti. Voglio mettere delle persone che incontri non appena entri nella stazione della metropolitana e che ti chiedono se stai bene, se hai bisogno di indicazioni. Possiamo anche includere cose semplici che rendano migliore la vita delle persone che prendono la metropolitana e gli autobus. Ad esempio, accogliere gli artisti di strada sui bus e far loro cantare melodie per i passeggeri. E poi la salute mentale è fondamentale, quindi ovunque ci sia una divisione di polizia ’dei trasporti’, penso che ci sia bisogno di uno specialista della salute mentale che lavori insieme agli agenti. Ne abbiamo bisogno, soprattutto dopo il Covid: molte persone soffrono di stress mentali associati all’esperienza della pandemia. Tornando alla Polizia: deve svolgere un’attività preventiva. Non diamo loro abbastanza soldi per prevenire il crimine. Voglio reinvestire i soldi nella Polizia, molto più del solito, perché non credo che le persone si sentano più al sicuro nelle proprie case. Quando chiami la polizia e dici: ’La mia macchina è stata rubata’, eccetera, gli agenti non vengono affatto e ti dicono solo di chiamare la tua compagnia assicurativa, di compilare tutti quei documenti on line e niente più. Dobbiamo riconnettere la comunità alla Polizia e viceversa: solo così avremo strade più sicure e probabilmente ci sentiremo anche meglio l’uno con l’altro”.

Criminalità di strada e tossicodipendenza: c’è un legame? Se sì, come propone di risolverlo?
“Le persone sono per strada perché sono personalmente distrutte. Non hanno più fede. E c’è così tanto abuso di sostanze stupefacenti che abbiamo rinunciato a combatterlo. Ora, ci limitiamo a guardare gli utenti assumere droghe davanti a noi, negli ’injection sites’. E quando ’finiscono’, li mandiamo fuori. E siamo sorpresi se dopo viene commesso un crimine? La legge è molto chiara: se frequenti un sito di iniezione sorvegliato, ai poliziotti viene detto di non fermarti, di non arrestarti, e quindi succede che gli spacciatori che portano in tasca 2,5 milligrammi di droga non possono essere arrestati per averlo venduto alle persone che stanno entrando in quei siti per usarla. E poiché abbiamo tolto alla Polizia il ’carding’ come strumento, gli agenti non possono più seguire lo spacciatore fino alla sua macchina (od ovunque abbia il resto della ’scorta’) per effettuare l’arresto. C’è la massima libertà per tutti: per chi vuole vendere la droga, per chi vuole acquistarla, per chi vuole prendere l’abitudine di irrompere in casa di qualcuno o di aggredire le persone o di essere razzista con gli altri… tutte cose che vediamo accadere, oggi, intorno ad uno qualsiasi di questi luoghi (i siti di iniezione sicura della droga, ndr). Io li chiuderò, perché non funzionano, e licenzierò il capo della Sanità di Toronto, Eileen De Villa, perché è pagata per dare consigli ai politici prima che prendano le decisioni e l’istituzione di quei ’siti’ è stato il suo peggior consiglio di sempre”.

Un altro grande problema a Toronto è il traffico molto stressante nelle strade. Ma in compenso ci sono le piste ciclabili…
“La realtà è che durante il Covid sono stati costruiti cento chilometri di piste ciclabili. Il governo ha detto a tutti ’restate a casa, non uscite, non andate a fare la spesa, non parlate con i vicini’ e poi ha pensato ’ok, abbiamo mano libera per fare quello che vogliamo come governo’: nessuna opposizione, nessuno in Municipio a dire ’non mi piace quello che sta succedendo’ e così hanno costruito un centinaio di chilometri di piste ciclabili ’overnight’, e quando le persone si sono svegliate dopo il Covid hanno scosso la testa e hanno detto: ’Cosa è successo?!?’. Il governo non ha spiegato quanto sono costate, né si è consultato con la comunità. ’Woke’, ricordate il termine ’Woke’. ’Woke’ fa parte anche delle piste ciclabili. Hanno detto ’questo è ciò che vogliamo’ e, durante il Covid, Tory e gli altri hanno detto ’abbiamo mano libera, costruiamo cento chilometri di piste ciclabili’. Cosa farò io? Le rimuoverò tutte, completamente. E le sostituirò con un altro piano che porterà le piste ciclabili fuori dalle strade principali. Non è che non voglio rispettare i ciclisti. Quello che rispetto sono le statistiche su auto e biciclette e su quanti incidenti ci sono. Come osiamo noi come società dire che questo è un mezzo di trasporto sicuro? Non lo è! Le piste ciclabili devono essere costruite fuori dalle strade, non possono mescolarsi con le auto. La gente non vuole la congestione del traffico perché si traduce in frustrazione, stress, litigi con i ciclisti che prendono a calci portiere e finestrini delle auto. Hanno creato un’atmosfera di odio a Toronto. E i ciclisti sentono di avere il diritto di abusare delle persone. Ma non lo hanno. Quindi, via tutte le piste ciclabili. So che è costoso, ma poi entra in gioco la consultazione: quali comunità vogliono mantenerle; quali no; che tipo di piste vogliono; dove dovremmo metterle. Niente di tutto ciò è stato fatto quando hanno costruito le attuali piste ciclabili. È stato un piccolo gruppo di persone a convincere il Comune che tutte queste piste ciclabili dovevano essere realizzate dalla notte al giorno”.

Sta dicendo che il Consiglio non decide da solo? È un’organizzazione non pensante?
“Da quando è stato istituito l’ufficio del Commissario per l’Integrità, nessuno si sente più a suo agio nel fare il proprio lavoro. Hanno tutti paura. Qualunque cosa vogliano i burocrati, è ’Assicuriamoci che accada’. È la ’cosa Woke’: si sono inseriti nella burocrazia, negli anni, nelle posizioni-chiave in modo che possano ’convincere’ il Consiglio a fare ciò che vogliono loro”.

Parliamo di alloggi. I prezzi a Toronto sono folli. Qual è il suo piano?
“Ho scritto un piano anni fa: Housing Opportunities Toronto Action Plan, che prevede di assistere le famiglie aumentando la quantità di alloggi di sostegno; aiutarle creando nuove opportunità abitative a prezzi accessibili; migliorare gli alloggi esistenti riparando e rivitalizzando il patrimonio immobiliare in affitto di Toronto, tra cui tutte le unità abitative sociali di Toronto; assistere le famiglie attraverso la creazione di nuove case in affitto a prezzi accessibili; aiutare le famiglie a rimanere nella propria casa o acquistarne una riducendo il costo di proprietà per i proprietari di case a basso reddito e gli affittuari a reddito moderato. Per fare tutto questo occorre collaborare con il settore privato e il problema è, ancora una volta: ’Woke’. Perché i burocrati woke non vogliono che lavoriamo con il settore privato. Possiamo avere decine di migliaia di case se vogliamo: appartamenti dei nonni, scantinati nelle case di anziani… diamo loro un sussidio per sistemare la loro cantina per poterla affittare e questo significherà anche aiutare gli anziani pensionati che vivono nelle loro case e che quindi non dovranno trasferirsi un’istituzione. Per quanto riguarda le case sociali, penso che non possiamo tenere quelle famiglie nelle case in cui vivono ora: quegli edifici sono infetti, ci sono i topi, sono malsani. Dobbiamo ricostruire quelle case, facendo un mix di condomini, unità economicamente abbordabili ed alloggi popolari. Un mix”.

A proposito dei nuovi poteri del sindaco: lei li userà?
“Vorrei parlarne con il premier Doug Ford. Io non sono così preoccupato per me, perché sono un democratico. Ho paura dei leader woke come Oliva Chow, che useranno questi poteri per portarci verso uno stato comunista. È pericoloso. Forse c’è solo uno caso userò quei poteri: per eliminare tutte le piste ciclabili”.

La prima o le prime cose che farà se sarà eletto?
“Licenziare il capo della Sanità di Toronto, Eileen De Villa. Ma, prima, voglio cambiare la tradizionale cerimonia di giuramento a dicembre. Voglio sostituirla con un grande incontro nel parco, riunendo tutti i leader della Fede a Toronto, per parlare alla città, perché saranno consiglieri molto importanti per me come sindaco nei prossimi anni. E poi renderò Toronto più sicura. Sento anche che possiamo attivare un assegno sociale, dandolo alle persone ed addestrandole a tagliare il erba, fare i custodi, lavorare con i sindacati… un modo per aiutare le giovani generazioni, soprattutto quelle che crescono nelle case popolari. Nessuno se ne cura, nemmeno gli NDP che si dicono i ’campioni’ della difesa dei poveri. Che hanno fatto finora? Li hanno solo resi più poveri. Io, invece, offro fiducia, salario e sicurezza a quei ragazzi, per aiutarli a crescere fuori dalle case popolari. Aggiungo un’ultima cosa: credo davvero che il fenomeno woke abbia danneggiato alle nostre famiglie. Politiche approvate durante il Covid, quando tutti ’dormivamo’, hanno permesso a uomini vestiti da donne di leggere libri ai nostri figli nelle biblioteche pubbliche e ora i genitori chiedono ’cosa è successo? Perché permettono ad un trans di leggere un libro a mio figlio e di trasmettergli quello stile di vita? Voglio fermare quelle politiche. È importante tanto quanto la sicurezza perché ’loro’ vogliono cambiare le nostre famiglie e le loro strutture. C’è un uomo, c’è una donna e non c’è una via di mezzo. Non ho paura di dirlo. E spazzerò via quelle politiche”.

Nella foto in alto, il candidato sindaco Giorgio Mammoliti durante l’intervista; qui sopra, Mammoliti nella nostra redazione

ENGLISH VERSION: Toronto Mayoral Elections, Mammoliti: “Bike lanes? I will remove them completely”

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