TORONTO – Porre fine alla cittadinanza per nascita per coloro nati negli Stati Uniti i cui genitori erano nel Paese illegalmente o temporaneamente; aumentare la sicurezza al confine; rafforzare l’applicazione delle leggi sull’immigrazione, comprese le promesse deportazioni di massa di milioni di immigrati; sospendere il programma di assistenza ai rifugiati degli Stati Uniti; riconoscere solo le identità di genere maschile e femminile. Questa serie di ordini esecutivi presidenziali firmati da Donald Trump dopo il suo insediamento alla Casa Bianca rischia di avere un effetto dirompente più in Canada che negli Usa.
A sostenerlo sono più esperti dell’immigrazione canadese. A cominciare da Aleks Dughman Manzur, co-direttore esecutivo della Rainbow Refugee Society con sede a Vancouver, secondo il quale – come scrive Elizabeth Thompson, Reporter Senior della CBC, in un lungo articolo dedicato alla questione – i gruppi canadesi dedicati ad aiutare i rifugiati LGBTQ hanno ricevuto più di 900 richieste da quando Trump è stato rieletto. Il gruppo non sa ancora quanti di loro potrebbero richiedere lo status di rifugiati in Canada, temendo che le politiche di Trump alimenteranno la transfobia e metteranno a rischio la loro sicurezza.
Lo stesso Dughman Manzur ha affermato che i cittadini americani possono semplicemente recarsi in Canada e poi richiedere lo status di rifugiati una volta all’interno del Paese. Tuttavia, in base all’accordo Safe Third Country Agreement tra Canada e Stati Uniti, coloro che non hanno la cittadinanza americana o sono clandestini rischiano di essere respinti negli Stati Uniti se provano a chiedere asilo ad un normale valico di frontiera. Potrebbero invece provare ad attraversare senza essere scoperti e poi rimanere nascosti per quattordici giorni per chiedere asilo senza essere rimpatriati negli Stati Uniti. A tale scopo, la Rainbow Refugees Society sta pianificando di realizzare dei video per aiutare coloro che hanno domande sulla richiesta di asilo in Canada.
Gabriela Ramo, ex presidente della sezione immigrazione della Canadian Bar Association, concorda sul fatto che l’ordine esecutivo di Trump sul genere potrebbe spingere alcuni a dirigersi in Canada, perché “la comunità LGBTQ potrebbe affrontare tempi difficili negli Usa, anche se in alcuni Stati è supportata”, e sarà interessante vedere come l’Immigration and Refugee Board canadese si pronuncerà su tali richieste, in particolare per i cittadini statunitensi. “Questo metterà alla prova il sistema”, ha affermato Ramo. Un sistema che, come ben si sa, è già in arretrato.
Il piano di Trump di deportare milioni di persone significa che alcuni, in particolare coloro che hanno i requisiti per un’eccezione per l’accordo Safe Third Country perché hanno familiari in Canada, potrebbero cercare altre opzioni, come dirigersi in Canada. E se anche solo una percentuale arrivasse in Canada e facesse richiesta di asilo, potrebbe travolgere il sistema di accoglienza dei rifugiati che è già in arretrato in Canada.
Da parte sua, il ministro federale dell’Immigrazione, Marc Miller, ha detto che il suo dipartimento non sta ancora vedendo un picco di persone che cercano di entrare in Canada per chiedere asilo, ma è pronto. “Siamo preparati per ogni eventualità”, ha detto Miller a Radio-Canada martedì. “Le persone che vengono qui, se arrivano in modo irregolare, non è il modo giusto di farlo e saranno respinte in base all’accordo Safe Third Country che abbiamo con gli Stati Uniti”.
Anche i vari dipartimenti governativi affermano che stanno facendo il possibile per prepararsi. A dicembre, il governo federale ha annunciato piani per spendere 1,3 miliardi di dollari per migliorare la sicurezza al confine, inclusi 667,5 milioni di dollari per la Royal Canadian Mounted Police (RCMP), che pattuglia il lato canadese del confine, e 355,4 milioni di dollari per la Canada Border Services Agency (CBSA), che opera nei porti di ingresso. Il sergente Charles Poirier, portavoce della regione orientale della RCMP, che include l’ex valico informale di Roxham Road verso il Canada dove si sono verificati molti degli attraversamenti irregolari del confine dal Canada agli Stati Uniti la scorsa estate, afferma che la forza è pronta nel caso in cui il Canada vedesse un afflusso di persone che cercano di attraversare il confine. “Siamo pronti al confine e lo siamo da qualche settimana”, ha detto Poirier alla CBC.
Anche la CBSA, secondo quanto riferito da Rebecca Purdy alla CBC, sta lavorando a stretto contatto con partner delle forze dell’ordine canadesi ed americane per far fronte ad un’eventuale emergenza.
Tuttavia, secondo Mark Weber, presidente della Customs and Immigration Union che rappresenta gli ufficiali di frontiera, alcune parti del confine sono già carenti di personale e la situazione potrebbe peggiorare se ci fossero tagli al personale dei servizi pubblici ed il Canada ricevesse un afflusso di richiedenti asilo dagli Stati Uniti. “Non siamo davvero pronti per i volumi che potrebbero esserci. Nel peggiore dei casi, sarà un pasticcio”.
In alto, Donald Trump mentre firma uno degli ordini esecutivi presidenziali (foto: Twitter X / @WhiteHouse)