OTTAWA – Non ci sono “traditori” in Parlamento (o, quantomeno, non ci sono le prove…), ma il governo federale – e pure i partiti – dovrebbe(ro) comunque adottare misure per salvaguardare meglio dalle interferenze straniere le istituzioni democratiche canadesi.
È quanto emerge, in estrema sintesi, dal rapporto finale della commissaria Marie-Josée Hogue, giudice di Corte d’Appello in Quebec, pubblicato ieri come atto finale della Inchiesta Pubblica sulle Interferenze Straniere nei Processi Elettorali Federali e nelle Istituzioni Democratiche avviata dal governo federale nel settembre del 2023.
Il report, intitolato “Public Inquiry Into Foreign Interference in Federal Electoral Processes and Democratic Institutions”, contiene 51 raccomandazioni per il governo federale, quasi la metà delle quali, secondo la stessa commissaria, dovrebbe essere presa in considerazione prima delle prossime elezioni. In centinaia di pagine raccolte in 7 differenti volumi (che possono essere consultati e/o scaricati da questo link: https://foreigninterferencecommission.ca/reports/final-report), il rapporto analizza in modo approfondito il fenomeno delle interferenze straniere in tutte le loro sfaccettature, e rappresenta una corposa summa dei sedici mesi di lavoro della Hogue che ha ascoltato più di 100 testimoni (a tutti i livelli, dal primo ministro in giù) e 60 esperti e membri della diaspora, ha esaminato “decine di migliaia di documenti” e ha approfondito un altro importante report, quello del National Security and Intelligence Committee of Parliamentarians (NSICOP) dello scorso giugno, nel quale si rivelava che alcuni parlamentari canadesi erano partecipanti “semi-inconsapevoli o consapevoli” negli sforzi di alcuni Stati stranieri di interferire negli affari canadesi.
“Ci sono legittime preoccupazioni sui parlamentari che potenzialmente hanno relazioni problematiche con funzionari stranieri, esercitano scarso giudizio, si comportano in modo ingenuo e forse mostrano un’etica discutibile”, ha scritto Hogue nel suo rapporto finale. “Ma non ho visto prove di parlamentari che cospirano con Stati stranieri contro il Canada. Sebbene alcune condotte possano essere preoccupanti, non ho visto prove di ‘traditori’ in Parlamento”, ha sottolineato, aggiungendo che il rapporto NSICOP non include un elenco di parlamentari sospettati di essere coinvolti in attività di interferenza straniera, contrariamente a quanto alcuni credevano all’epoca.
Quanto ai Paesi coinvolti nelle intereferenze, mentre il rapporto iniziale della Hogue (quello del maggio del 2024) indicava la Cina come la “minaccia di interferenza straniera più persistente e sofisticata per il Canada”, il rapporto finale pubblicato ieri espone i modi in cui l’India è diventata il “secondo Paese più attivo che interferisce in modo straniero nelle elezioni in Canada”. India con la quale, com’è noto, negli ultimi tempi i rapporti sono diventati molto tesi principalmente a causa dei dificili rapporti fra le comunità Hindu e Sikh, spesso sfociati in crimini commessi in territorio canadese.
“Come la RPC (Repubblica Popolare Cinese), l’India conduce interferenze straniere tramite funzionari diplomatici in Canada e tramite delegati”, ha scritto la Hogue. “Un insieme di informazioni di intelligence indica che gli agenti delegati potrebbero aver fornito, e potrebbero continuare a fornire, clandestinamente sostegno finanziario illecito a vari politici canadesi nel tentativo di garantire l’elezione di candidati pro-India o di ottenere influenza sui candidati che entrano in carica. L’intelligence non indica necessariamente che i funzionari eletti o i candidati coinvolti fossero a conoscenza dei tentativi di interferenza, o che i tentativi abbiano necessariamente avuto successo”.
Il rapporto cita poi Russia, Pakistan e Iran come altri Paesi considerati minacce di interferenza straniera per il Canada. Tutte interferenze, che, però, non avrebbero – secondo il rapporto della Hogue – influenzato l’esito delle elezioni federali del 2019 e del 2021. “Sebbene qualsiasi tentativo di interferenza sia preoccupante, sono rassicurata dall’impatto minimo che tali sforzi hanno avuto finora”, scrive la Hogue che sottolinea “la competenza, la dedizione e l’esperienza dei membri dell’intelligence nazionale” ma, allo stesso tempo, aggiunge che la risposta del governo federale in materia di interferenza straniera è stata “lontana dall’essere perfetta”. E “bacchetta” anche i partiti invitandoli, nella raccomandazione numero 31 (nello screenshot qui sotto) a fissare regole più rigide sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica (prevedendo, per esempio, il requisito della cittadianza canadese o quantomeno della residenza permanente).
Infine, secondo il rapporto, sarebbero opportuno informare di più “il pubblico” che finora, riguardo alle interferenze straniere, è stato tenuto all’oscuro di tutto e, aggiungiamo noi, informato soltanto dagli organi di stampa che con i loro servizi sulle interferenze straniere hanno sostituito il governo federale in fatto di trasparenza. Come spesso accade, del resto.
Per scaricare direttamente una sintesi del rapporto, cliccare qui: Report_Summary
Nella foto in alto, la commissaria Marie-Josée Hogue (da Twitter X – @PIFIEPIE)