Italia

Quei 40mila italiani deportati nei campi nazisti

ROMA – Sono passati ottant’anni dal quel 27 gennaio del 1945, quando i soldati sovietici dell’Armata Rossa entrarono nell’enorme campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia, rivelando al mondo l’orrore dell’Olocausto. Un orrore del quale oggi, a distanza di decenni, si sa quasi tutto, ma non tutto.

Di certo si sa poco, per esempio, degli italiani deportati a migliaia in quei campi di concentramento, con la complicità di altri italiani: i fascisti. A fare luce su questa parte oscura – una fra le tante – della storia d’Italia è il progetto-ricerca “Dalle Carceri alla Morte”, finanziato dall’ambasciata tedesca in Italia, ideato e coordinato dal giornalista toscano Francesco Bertolucci e realizzato insieme all’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) coi video del regista Victor Musetti e la consulenza dello storico Costantino Di Sante.

Si tratta di un documentario multimediale (con testi, video, audio e foto, tutto disponibile gratuitamente on line nel sito https://dallecarceriallamorte.com) che cerca di rispondere ad una serie di domande ben precise: qual è stato il ruolo del fascismo nella deportazione di migliaia di italiane e italiani nei campi nazisti dove tantissimi di loro hanno perso la vita? E la repressione attuata dal regime, che ruolo ha avuto in tutto questo? E, ancora, in particolare quale ruolo hanno avuto le carceri fasciste nella repressione, deportazione, uccisione di migliaia di italiani nei campi di concentramento nazisti.

Le risposte sono arrivate grazie ad una ricerca sul campo che ha portato Francesco Bertolucci (nella foto qui sopra) e gli altri realizzatori del progetto a percorrere in poco meno di un anno oltre 10mila chilometri, dall’Italia alla Germania passando per l’Austria e toccando campi di concentramento come Dachau, Mauthausen ed Ebensee oltre alle carceri di Torino, Milano, Firenze, Roma, Bologna, Trieste, Genova e Sulmona: un lavoro enorme, come si può vedere sul sito https://dallecarceriallamorte.com dove sono state caricate quasi otto ore di contributi tra video e audio – tra cui quelli di Aldo Cazzullo, Andrea Pennacchi e Francesco Filippi – e dove, attraverso un percorso diviso in cinque pagine, è possibile può conoscere perché si poteva finire nelle carceri fasciste durante il ventennio, il ruolo delle carceri fasciste nella deportazione, le storie di chi è stato deportato, chi venne deportato dall’Italia e perché sappiamo poco di tutto questo. Il tutto arricchito da interviste-audio a storici, una mappa interattiva che permetterà di conoscere il percorso fatto dai circa 40mila deportati italiani partiti da ogni singola stazione verso i campi, video-spiegazioni delle carceri più importanti e documentari che ripercorrono insieme ai parenti il viaggio compiuto da alcuni deportati verso i campi nazisti, con le storie di chi ce l’ha fatta e di chi, tristemente, nei lager ha perso la vita.

Tra queste storie, c’è quella del primo trasporto dall’Italia di deportati politici, o di chi finì nei lager perché aveva organizzato il primo sciopero nell’Europa sotto il tallone nazifascista sfidando apertamente il Terzo Reich, oppure di chi vi finì perché era parente di partigiani, era di fede ebraica o, suo malgrado, capitò nel posto sbagliato e nel momento sbagliato: come Mario Piccioli, fiorentino, deportato da Firenze ai campi di Mauthausen ed Ebensee dopo essere stato arrestato dai fascisti nelle vecchie scuole “leopoldine” dove era andato a cercare sua madre, operaia in una cartiera, arrestata perché aveva scioperato: lei fu rilasciata, lui fu deportato. Una storia fra le tante (raccontata, nel video qui sotto, dalla nipote Laura Piccioli). Quelle di circa 40mila italiani, tradìti da altri italiani e consegnati a quello che avrebbe dovuto essere un nemico comune: il regime nazista.

PS: il sito del progetto-ricerca è pensato anche per non udenti, grazie alle trascrizioni di ogni singola intervista ed ai sottotitoli (anche in Inglese)presenti in ogni video, e per non vedenti, grazie alla possibilità di ascoltare i testi.

Nella foto in alto: Francesco Bertolucci e Laura Piccioli, nipote di Mario, uno dei deportati, all’ingresso del campo di concentramento di Mauthausen

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