Canada

Riforma giustizia e plusvalenze i nodi da sciogliere per Pierre Poilievre

TORONTO – La sua sembra una marcia inarrestabile. Con i sondaggi che danno un vantaggio pari o superiore ai venti punti percentuali, Pierre Poilievre continua ad attaccare senza sosta il governo federale e il primo ministro, ma il leader conservatore in questa fase deve sciogliere due nodi: il primo è legato alle plusvalenze, il secondo sulla discussa riforma della giustizia. E se non si può parlare di un vero e proprio terreno minato, è certo che Poilievre debba valutare con attenzione come muoversi, per evitare di inciampare.

Il suo partito, innanzitutto, deve decidere che posizione prendere sui capital gians. Lo scorso 16 aprile, infatti, uno degli elementi centrali del Budget 2024 presentato dal ministro delle Finanze Chrystia Freeland era rappresentato da una sovrattassa sulle cosiddette plusvalenze al di sopra dei 250mila dollari. La misura ha provocato un vero e proprio vespaio di polemiche e proteste, non solo in parlamento: numerose associazioni di categoria – prima tra tutte quella dei medici – hanno aspramente criticato il provvedimento, mentre critiche dirette sono arrivate anche all’interno della galassia liberale, in particolare dall’ex ministro delle Finanze Bill Morneau, che ha sottolineato come a suo avviso questa legge allontanerà gli investimenti esteri dal Canada.

Così la scorsa settimana la Freeland ha deciso di scorporare il capital gains dal Budget: il cambio sulla tassazione, in pratica, è stata presentata come una proposta di legge singola e questo, ovviamente, ha anche una valenza strategia: costringere, cioè, ogni singolo partito a votare sì o no al provvedimento, non più compreso nella Manovra 2024. E su questo Poilievre non si è ancora espresso. La misura è stata giustificata dalla Freeland e dallo stesso Justin Trudeau con la necessità di far pagare di più a chi ha i redditi più alti per permettere di aumentare le risorse a favore delle politiche abitative. Poilievre, adesso, dovrà prendere una decisione.

Il secondo tema di scottante attualità è quella sulla riforma di alcune parti del codice penale e la volontà, annunciata dallo stesso leader conservatore la scorsa settimana, di un eventuale futuro ricorso alla Notwithstanding Claus per quanto riguarda le leggi che regolano le pene minime, quelle obbligatorie e il rilascio in libertà vigilata. La clausola, ricordiamolo, permette al governo di scavalcare e mettere in naftalina per cinque anni alcune garanzie costituzionali protette dalla legge. A livello federale, la clausola non è mai stata concretamente applicata.

Ora le dichiarazioni di Poilievre hanno suscitato una certa preoccupazione tra i costituzionalisti e gli esperti di diritto. Anche se ovviamente si sta parlando in via del tutto ipotetica – Poilievre deve ancora vincere le elezioni per diventare primo ministro – l’ipotesi di un ricorso futuro alla clausola rappresenterebbe un precedente, con tutte le incognite del caso. “Sarò il primo ministro democraticamente eletto, democraticamente responsabile nei confronti del popolo”, ha detto Poilievre. “E gli elettori possono poi giudicare da soli se pensano che le mie leggi siano costituzionali, perché lo saranno”.

Una volta promulgato – è, questo il ragionamento del leader conservatore – l’uso della clausola di deroga deve essere rinnovato ogni cinque anni, dando agli elettori la possibilità di esprimersi.

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