TORONTO – No al passo indietro, no alla convocazione di un caucus straordinario con i parlamentari liberali. Justin Trudeau va avanti per la sua strada, smentendo ogni ipotesi di dimissioni da primo ministro e dalla guida del Partito Liberale. L’occasione per fare chiarezza è stata fornita ieri da una conferenza stampa a seguito di un annuncio sulle infrastrutture a Montreal.
A margine della presentazione del piano d’investimenti del governo federale, il primo ministro ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti che ovviamente erano incentrate sui malumori del partito dopo la batosta elettorale alle suppletive di Toronto-St. Paul’s. Trudeau ha confermato di aver parlato con i leader del caucus liberale all’inizio della settimana: un dialogo franco e analitico – ha aggiunto il primo ministro – nel quale il leader liberale ha ammesso le difficoltà oggettive nelle quali si trova il partito in questo momento ma nel quale, allo stesso tempo, ha confermato la sua volontà ad andare avanti fino alle prossime elezioni federali, in programma nell’ottobre del 2025.
Vista questa premessa, ha continuato Trudeau, non è in programma la convocazione di di un meeting straordinario del gruppo parlamentare, almeno non prima della riapertura del parlamento dopo la pausa estiva, quindi a metà settembre. “Sono in stretto contatto con il caucus – ha aggiunto – e ascolto tutte le posizioni dei nostri parlamentari. Ma in questo momento siamo impegnati a portava avanti il nostro lavoro per il Canada”.
È evidente come il primo ministro in questa fase voglia minimizzare il passo falso delle byelection torontine, evitando di mettere sotto i riflettori e le telecamere eventuali spaccature all’interno del partito. Il problema è che queste prime crepe già si vedono, con due deputati Wayne Long e Ken McDonald che hanno ufficialmente chiesto a Trudeau di presentare le dimissioni e con un nutrito drappello di parlamentari liberali che chiede a gran voce la convocazione del caucus immediatamente per stabilire una strategia condivisa su come implementare l’agenda di governo. Il problema è sempre il solito: il crollo del consenso nell’elettorato canadese che ha portato i liberali a 20 punti di distanza dal Partito Conservatore di Pierre Poilievre secondo i sondaggi degli ultimi mesi. Ma Trudeau per ora ha deciso di proseguire per la sua strada: vedremo se questa si rileverò la strategia giusta per recuperare il terreno perduto.