TORONTO – Justin Trudeau vola negli States per il vertice della Nato ma in Canada i problemi rimangono. Il primo ministro cerca di lasciarsi alle spalle accuse e veleni degli ultimi giorni, con le tossine della batosta alle suppletive non ancora smaltite, con il malessere della base liberale e i mugugni della classe dirigente del partito: nelle prossime settimane ad attendere Trudeau ci saranno comunque delle importanti decisioni da prendere, in vista delle elezioni federali del 2025 che al momento – stando a tutti i sondaggi – non può vincere. E il rischio concreto – uno scenario da incubo – è che il primo ministro sia costretto a dover combattere una guerra su tre fronti: quella con il suo principale avversario Pierre Poilievre, quella con la fronda interna e quella con i premier, capeggiati da Danielle Smith. Il tutto, in un contesto politico che appare come il più classico percorso a ostacoli.
Il primo fronte: Pierre Poilievre. Inutile nascondersi, il principale problema per Trudeau ha un nome e un cognome: Pierre Poilievre. Il leader del Partito Conservatore sta volando nei sondaggi, negli ultimi mesi ha accumulato un vantaggio di circa 20 punti percentuali. A livello di proiezioni dei seggi, se si dovesse votare in questo momento, i tory vincerebbero a valanga e porterebbero alla House of Commons un’abbondante maggioranza assoluta che gli garantirebbe il governo per tutta la prossima legislatura.
Da un punto di vista strategico il leader tory, fino a questo momento, ha sbagliato davvero poco, evitando alcuni scivoloni che in passato fecero i suoi predecessori – Andrew Scheer ed Erin O’Toole – e che furono poi pagati a caro prezzo alle elezioni del 2019 e del 2021.
Il secondo fronte: i malumori interni. Trudeau deve fare i conti con il malessere strisciante che si respira nel gruppo parlamentare liberale dopo l’inaspettata sconfitta nel distretto elettorale di Toronto-St. Paul’s. La ragione è presto detta: dopo la debacle alle suppletive, ormai non esiste più alcun collegio sicuro in tutto il Paese.
Due deputati – che non si ricandideranno – hanno chiesto apertamente le dimissioni del primo ministro, supportati anche da autorevoli figure – vedi l’ex ministro Catherine McKenna – mentre altri undici hanno fatto richiesta di convocare un caucus straordinario per fare il punto della situazione. Quest’ultima richiesta è stata bocciata dalla presidente del Caucus nazionale per motivi “logistici”.
Il terzo fronte: la Smith e i premier. Trudeau ha un avversario in più: la fronda dei premier capeggiati da Daniele Smith. La premier dell’Alberta in questa fase vuole uscire dal piano pensionistico nazionale, dal Dental Plan, mentre quasi tutti i premier si oppongo agli aumenti della Carbon Tax stabiliti dal governo federale.
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