Canada

Interferenze: Usa in allerta
già negli anni ’90

TORONTO – Gli Stati Uniti hanno condotto un’indagine segreta sulle minacce alla sicurezza nazionale rappresentate dalle “operazioni” cinesi all’estero, che ha portato a conclusioni allarmanti sul Canada: lo sostiene un nuovo libro scritto da un ex funzionario dell’RCMP e dell’intelligence militare, Scott McGregor, insieme alla giornalista investigativa Ina Mitchell, ed intitolato “The Mosaic Effect: How the Chinese Comunist Party Started a Hybrid War in America’s Backyard” (nella foto sopra, la copertina).

Nel libro, fresco di stampa, si afferma – come riferito dalla CBC – che l’indagine americana, risalente agli anni ’90, nome in codice “Operation Dragon Lord”, aveva portato alla conclusione che le attività di Pechino in Canada rappresentavano una minaccia anche alla sicurezza degli Stati Uniti.

L’attualità di quel vecchio episodio sarà sottolineata oggi, quando una delle figure-chiave dell’intelligence dell’epoca testimonierà davanti alla commissione parlamentare canadese.

Gli autori del libro sostengono che i titoli attuali sull’interferenza cinese nella politica canadese non sono che un semplice frammento di una storia più grande. E quella storia più grande, dicono, è stata spiegata in dettaglio anni fa da ufficiali dell’intelligence sia in Canada che negli Stati Uniti che hanno tentato, senza riuscirci, di attirare l’attenzione dei responsabili politici.

Gli ufficiali dell’intelligence avevano infatti avvertito di un tacito accordo, presumibilmente concluso tra il governo cinese e le “triadi” (le organizzazioni criminali cinesi di stampo mafioso) prima che Pechino riprendesse il controllo di Hong Kong nel 1997: i criminali venivano lasciati “in pace” e, in cambio, fornivano servizi allo Stato, usando denaro e potere coercitivo. Con i soldi, hanno comprato aziende, in particolare high-tech con accesso a tecnologie sensibili, e potere attraverso donazioni politiche. “Il Canada era a conoscenza di queste minacce da venticinque anni e ha permesso loro di manifestarsi”, ha detto Scott McGregor, coautore di “The Mosaic Effect” con Ina Mitchell. Minacce considerate preoccupanti anche per gli Usa, considerata la vicinanza del Canada e la labilità dei confini.

Getta però l’acqua sul fuoco l’ambasciatore degli Stati Uniti in Canada, David Cohen, secondo il quale la questione se si stia verificando o meno, oggi, un’interferenza elettorale straniera è meno importante del fatto che abbia avuto successo: rispondendo a CTV, ieri, ha dichiarato di non aver visto alcuna prova che i presunti tentativi di interferenza della Cina nelle elezioni canadesi siano riusciti a influenzare i risultati, facendo riferimento alle ultime due elezioni federali.

La pensa diversamente, invece, il Canadian Security Intelligence Service (CSIS) che definisce le attività di interferenza straniera da parte del governo cinese “la più grande minaccia strategica alla sicurezza nazionale”. In una dichiarazione rilasciata venerdì alla CBC/Radio-Canada, un portavoce del CSIS ha infatti detto che questa minaccia non proviene dalla “popolazione cinese” ma dal Partito Comunista Cinese (PCC), che sta implementando una strategia volta a “guadagni geopolitici ” sul fronte economico, tecnologico, politico e militare. “Per fare ciò, utilizza tutti i poteri statali a sua disposizione per svolgere attività che minacciano direttamente la sicurezza nazionale e la sovranità del Paese”, ha affermato il portavoce.

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