Canada

Interferenze straniere: arriva la stretta del governo federale, continua la polemica

TORONTO – Stretta del governo federale sul delicato tema della interferenze straniere. Come ampiamente annunciato la scorsa settimana, l’esecutivo ha presentato alla House of Commons un progetto di legge che, in caso di approvazione, dovrebbe attivare una lunga serie di strumenti per meglio proteggere il Canada da ingerenze e interferenze che arrivano dall’estero. Basterà la riforma per creare uno scudo ed evitare quanto avvenuto nelle elezioni del 2019 e del 2021, quando – come è stato appurato – Cina, Russia e probabilmente India hanno cercato di influenzare gli esiti delle due tornate elettorali?

La legislazione appena presentata per combattere le interferenze dall’estero rafforzerebbe le disposizioni penali, aprirebbe la porta a una più ampia condivisione di informazioni sensibili e istituirebbe un registro per la trasparenza delle influenze straniere. Se approvato, il progetto di legge creerebbe nuovi reati mirati di interferenza straniera e un reato di “sabotaggio incentrato su comportamenti diretti alle infrastrutture essenziali”. Il nuovo registro per la trasparenza delle influenze straniere richiederebbe a determinate persone di registrarsi presso il governo federale per aiutare a proteggersi da tali attività.

Il disegno di legge arriva pochi giorni dopo che una commissione federale d’inchiesta ha rilevato che l’interferenza straniera da Cina, India, Russia non ha influito sui risultati complessivi delle elezioni generali del 2019 e del 2021. In un rapporto intermedio di venerdì, il commissario Marie-Josée Hogue (nella foto in alto) ha affermato che è possibile, ma non certo, che i risultati in un piccolo numero di distretti siano stati influenzati dall’ingerenza. Nel complesso, Hogue ha concluso che l’interferenza dall’estero ha minato la fiducia del pubblico nella democrazia canadese, dicendo che è stato forse il più grande danno che il Canada abbia mai subito su questo fronte.

Le opposizioni per ora non nascondono il proprio scetticismo di fronte a un provvedimenti che a detta di alcuni esponenti conservatori potrebbe rientrare nella classica categoria del “troppo poco, troppo tardi”. “Poco”, perché in effetti le varie misure annunciate non sembrano a prima vista capaci di rendere impermeabile il Canada da eventuali future ingerenze straniere, specialmente tenendo conto di un fattore decisivo che non era presente né nel 2019 né nel 2021: lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, uno strumento questo che potrebbe rappresentare la svolta anche sulle ingerenze che arrivano dall’estero. È di due settimane fa l’allarme lanciato proprio dall’Unione Europea sui rischi legati alle ingerenze russe nel prossimo voto europeo di giugno proprio per via dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

“Tardi”, perché il governo ha dovuto aspettare i risultati del rapporto del commissario Marie-Josée Hogue per intervenire, perdendo quindi tempo prezioso nell’identificare eventuali falle nella sicurezza del Paese. Tornando al rapporto del commissario, come abbiamo detto è stato accertato che i tentativi di ingerenza straniera non hanno cambiato chi ha vinto le ultime due elezioni federali in Canada, ma potrebbero aver cambiato il risultato almeno in un distretto nel 2021. Nel documento si sottolinea come l’entità dell’impatto dell’interferenza straniera in particolare rimanga incerta, anche se il numero di circoscrizioni elettorali coinvolte è limitato.

In particolare, secondo il rapporto, i risultati del 2021 nella Columbia Britannica di Steveston-Richmond East vengono messi in dubbio: in questo distretto c’è una “ragionevole possibilità” che una potenziale campagna di interferenza straniera rivolta al candidato conservatore Kenny Chiu possa essergli costata il seggio. Secondo Marie-Josée Hogue, quindi, il Partito Liberale avrebbe vinto comunque le elezioni generali, ma a livello locale l’ingerenza straniera ha prodotto almeno un risultato concreto, e questo dovrebbe far suonare il campanello d’allarme.

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