Canada

India vs Canada, Joly getta acqua sul fuoco

TORONTO – “Collegamenti con il governo indiano? Sta indagando l’RCMP”. È più diplomatica del suo capo, la ministra degli Esteri del Canada, Melanie Joly.

Dopo le “esternazioni” del primo ministro Justin Trudeau, che ha fin da subito collegato l’omicidio di Hardeep Singh Nijjar – esponente dei separatisti Sikh  – al governo dell’India, la ministra Joly ieri ha gettato acqua sul fuoco, affermando che l’RCMP sta indagando e non è possibile dire, almeno per il momento, alcunché.

“In ogni caso – ha aggiunto la Joly – queste situazioni devono essere affrontate a porte chiuse e non pubblicamente sui giornali”. Diplomazia, insomma. E poi: “Il Canada è un Paese che difende i propri cittadini e se un omicidio commesso entro i nostri confini, abbiamo il dovere di indagare e di fare piena luce, chiunque siano i responsabili e le vittime”.

Le dichiarazioni della Joly arrivano dopo giorni pesanti, in cui i rapporti fra India e Canada si sono sempre più deteriorati in seguito all’arresto di tre cittadini indiani ad Edmonton, accusati di avere ucciso Nijjar, esponente di spicco dei separatisti Sikh che chiedono l’indipendenza del Khalistan in India: movimentisti che il governo dell’India considera terroristi. Di tutt’altra idea il governo federale guidato da Justin Trudeau (sostenuto da un leader Sikh, Jagmeet Singh dell’NDP), che fin dai giorni successivi all’omicidio di Najjir, quando ancora non si sapeva nulla (il delitto è dell’anno scorso, gli arresti sono di pochi giorni fa), aveva puntato il dito contro il governo indiano.

Intanto, ieri era previsto un intervento ufficiale pubblico dell’alto commissario Sanjay Kumar Verma al Consiglio per le Relazioni Estere di Montreal, proprio sul tema delle relazioni attuali e future tra India e Canada (mentre scriviamo, non si conoscvono ancora i contenuti del suo discorso).

E sempre ieri, i tre cittadini indiani accusati di aver ucciso Nijjar sono comparsi in video nel tribunale di Surrey in British Columbia, con decine di membri della comunità Sikh dentro e fuori l’udienza. I manifestanti, davanti al tribunale di Surrey, portavano cartelli in onore di Nijjar e sventolavano le bandiere blu e gialle del movimento.

Inoltre, mostravano un cartello con la foto del primo ministro indiano accanto a quella dei presunti killer arrestati in Canada, cioè Karan Brar, Karanpreet Singh e Kamalpreet Singh.

I tre si sono dunque presentati in tribunale in video e hanno risposto brevemente alle prime domande. Brar e Karanpreet hanno concordato tramite i loro avvocati di comparire dinanzi alla Corte di Surrey il 21 maggio, mentre la Corte stessa deve ancora decidere una nuova data per Kamalpreet mentre cerca la rappresentanza legale.

Tutti e tre gli uomini, arrestati venerdì a Edmonton, sono accusati di omicidio di primo grado e cospirazione per l’omicidio di Nijjar, avvenuto lo scorso giugno.

Nijjar, che era il presidente del Guru Nanak Sikh Gurdwara, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel suo camioncino mentre lasciava il parcheggio del tempio, nello scorso mese di giugno. È stato un organizzatore-chiave di referendum non ufficiali per uno Stato Sikh indipendente in India ed è stato considerato, per questo, un terrorista dal governo indiano.

Nella foto in alto, i manifestanti Sikh davanti al tribunale di Surrey (da Twitter X – @GurpreetSSahota)

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