TORONTO – A tutto c’è un limite, avrà pensato Jagmeet Singh, leader dell’NDP e “stampella” del governo di minoranza guidato da Justin Trudeau, quando ha deciso di presentare una mozione che invita il relatore speciale sulle interferenze cinesi, David Johnston, uomo di fiducia del primo ministro, a “farsi da parte”, dopo la decisione di non raccomandare l’apertura di un’inchiesta pubblica sulle influenze di Pechino bnella politica canadese.
“La percezione della sua parzialità è così alta da erodere il lavoro che il relatore speciale può fare”, ha detto Singh ai giornalisti nell’atrio della Camera dei Comuni, lunedì, annunciando la presentazione della mozione che costringerà i parlamentari a votare sull’opportunità di chiedere a Johnston di farsi da parte ed al governo federale di avviare un’inchiesta pubblica, come richiesto da tempo da tutte le opposizioni.
Nella mozione, il firmatario – il deputato dell’NDP Rachel Blaney – chiede a Johnston di “allontanarsi” dal ruolo ed al governo federale di “stabilire urgentemente” un’inchiesta che: sia guidata da un individuo selezionato con il sostegno unanime di tutti i partiti riconosciuti alla Camera; vengano concessi poteri per esaminare tutti gli aspetti dell’interferenza straniera da parte di tutti gli Stati, non solo della Cina; venga chiesto di presentare la propria relazione e le eventuali raccomandazioni in vista del prossimo scioglimento del Parlamento o prima delle prossime elezioni federali.
La mozione, se approvata così come formulata, chiede anche che la Commissione per le Procedure e gli Affari Interni (PROC) che ha condotto lo studio parlamentare sull’interferenza nelle elezioni straniere, riferisca alla Camera con una raccomandazione su chi potrebbe condurre questa inchiesta.
La formulazione di Blaney rileva inoltre che Johnston ha sconsigliato un’inchiesta pubblica “nonostante abbia notato lacune significative e abbia lasciato molte domande non poste o senza risposta” e che sono state sollevate “domande serie” sul suo mandato. “Solo un’inchiesta pubblica completa può ripristinare completamente la fiducia dei canadesi nell’integrità delle nostre istituzioni democratiche”, si legge, contraddicendo una conclusione chiave del rapporto di Johnston pubblicato martedì scorso, in cui si affermava che, a causa della natura delicata della centrale di intelligence alla questione, una revisione pubblica “semplicemente non può essere fatta”.
Pur sottolineando la reale minaccia rappresentata dall’interferenza elettorale straniera e la necessità di affrontare alcune gravi lacune dell’intelligence, Johnston ha sconsigliato un’inchiesta pubblica sulla gestione della questione da parte del governo federale, ma ha annunciato una serie di “udienze pubbliche”. Questa decisione è stata rapidamente stroncata dai partiti di opposizione, che hanno indicato l’iniziativa di Johnston come l’ultimo esempio di come l’ex governatore generale fosse in conflitto, dato il suo stretto legame familiare con la famiglia Trudeau ed il suo passato di membro della Fondazione Pierre Elliott Trudeau (intitolata la padre di Justin) finita nella bufera per una donazione legata proprio alla Cina.
Dato che anche i Conservatori ed il Bloc Quebecois vogliono che sia convocata un’inchiesta pubblica e hanno messo in dubbio l’imparzialità di Johnston, è probabile che i Nuovi Democratici possano ottenere abbastanza voti tra gli altri parlamentari dell’opposizione per far passare la loro mozione.
Sebbene la mozione non sia vincolante, se passasse sarebbe l’ennesimo messaggio consegnato alla minoranza liberale al governo che la volontà della maggioranza dei parlamentari alla Camera dei Comuni è per una trasmissione indipendente dei fatti relativi alle accuse di ingerenza straniera da parte della Cina nelle elezioni federali del 2019 e del 2021.
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