Canada

Tensioni, accuse e veleni
tra i tre livelli di governo

TORONTO – Vecchie ruggini che riaffiorano, tensioni mia sopite, ripicche, accuse velate e veleni che rendono tossico il clima politico. Dobbiamo prepararci a una nuova stagione politica che viaggerà lungo i traballanti binari dei rapporti molto precari tra i tre livelli di governo.

Con l’insediamento di Olivia Chow alla guida di City Hall, infatti, ci troviamo con un sindaco neodemocratico nella più importante città del Canada, Toronto, con il conservatore Doug Ford alla guida dell’Ontario e con il primo ministro liberale Justin Trudeau. Salta, rispetto al passato, la possibilità della sponda partitica, dell’alleanza trasversale per bypassare l’eventuale ostacolo in un uno dei tre livelli di governo. Le premesse degli ultimi giorni vanno proprio in questa direzione. La Chow nel suo discorso di insediamento dopo la vittoria delle elezioni del 26 giugno ha subito messo le carte sul tavolo, minacciando di portare in tribunale la Provincia sulla controversa vicenda dell’Ontario Place.

Allo stesso tempo il neo sindaco di Toronto ha chiesto l’immediato intervento del governo federale per cercare di risolvere la crisi dei richiedenti asilo che dormono per le strade della città. A rincarare la dose è arrivata poi la richiesta di aiuto, lanciata a Ford e Trudeau, per il buco dei conti di Toronto: Ottawa e Queen’s Park – secondo la Chow – devono intervenire ancora una volta in soccorso di Toronto, i cui conti cittadini sono in pesante rosso a causa della spirale scatenata dalla pandemia di Covid-19. Per ora sia il governo provinciale che quello federale non hanno fatto alcuna mossa in tal senso e non hanno indicato se effettivamente in futuro vi sarà una nuova operazione di soccorso come avvenuto negli ultimi due anni. A conferma dello stato di tensione sono poi arrivate le parole del premier Doug Ford, che ha definito “molto deludenti” le parole del neo sindaco. Insomma, nulla di rassicurante.

D’altro canto il leader del Progressive Conservative dell’Ontario è impegnato in un’altra partita altrettanto delicata con il primo ministro. Blindato l’accordo sul versante Stellantis dopo mesi di tira e molla, accuse reciproche e minacce di far saltare la trattativa, Ford ha questa volta trovato un’importante sponda negli altri premier delle Province e dei Territori canadesi nel meeting di Winnipeg della scorsa settimana: è stato chiesto al governo federale un maggiore impegno sul fronte degli investimenti per le infrastrutture, mentre deve essere ancora sciolto il nodo di come riuscire a spendere i 46 miliardi di dollari che l’esecutivo federale ha messo sul tavolo per il settore sanitario, con una lunga lista di paletti che devono essere rispettati.

In questa situazione, chi ha più da perdere è il primo ministro. Ford infatti può contare su uan solida maggioranza a Queen’s Park e non avrà problemi ad andare avanti sino alla fine della legislatura, così come Chow sarà sindaco di Toronto per i prossimi tre anni indipendentemente dalle circostanze esterne.

Per il primo ministro la situazione è completamente diversa. Con un indice di gradimento ai livelli minimi, Trudeau deve fare anche i conti con il logoramento dei rapporti con Jagmeet Singh, che con i suoi deputati garantisce la sopravvivenza del governo di minoranza liberale.

La polemica Bernardo-Mendicino e la vicenda delle interferenze cinesi hanno minato ancor di più le basi di un governo che traballa sempre di più e che rischia di compromettere la propria sopravvivenza fino alla fine della legislatura che terminerà nel 2025.

Nelle foto in alto, da sinistra: Justin Trudeau, Doug Ford e Olivia Chow

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