Canada

I francesi: “In Quebec la storia siamo noi”

QUEBEC – La “cancel culture” non è a senso unico: può andare nelle direzioni più svariate, come avviene per esempio in Quebec, dove il nuovo Musée National de l’Histoire du Québec si concentrerà specificamente sulla storia della Nazione francofona del Québécois, perché quello che c’è stato prima è solo “preistoria”.

Ad annunciarlo è stato, nei giorni scorsi, il premier quebecchese François Legault che, annunciando il nuovo museo di storia nazionale del Quebec, ha reso omaggio alla storia della regione dicendo che “è iniziata con gli esploratori, Cartier e poi Champlain, che furono i fondatori della nostra Nazione”.

Di fatto per il premier la storia della Provincia iniziò con l’arrivo degli esploratori francesi Jacques Cartier e Samuel de Champlain nel XVI e XVII secolo.

Concetto ribadito dallo storico Éric Bédard, presente all’annuncio della nascita del museo, il quale ha affermato che la storia inizia con la scrittura, e che quindi “gli indigeni rappresentano un po’ la preistoria del Quebec”.

Affermazioni che non sono andate giù ai Nativi, i quali hanno accusato il premier del Quebec di voler cancellare la loro storia.

L’Assemblea delle Prime Nazioni del Quebec-Labrador ha criticato duramente sia Legault che Bédard in un comunicatro stampa diffuso martedì: “Escludendo i Primi Popoli dalla storia del Quebec nella concezione del futuro museo nazionale, il premier e lo storico contribuiscono implicitamente alla cancellazione sistematica del nostro passato comune”.

Il capo Ghislain Picard ha definito che i commenti di Legault e Bédard “inaccettabili”. “Siamo inseparabili dalla storia di questa terra e l’arrivo di Champlain non definisce il Quebec”, ha affermato il capo. “Le First Nations sono presenti qui da millenni e sono profondamente attaccate al territorio che occupano. Dire che siamo ‘preistoria’ equivale a relegarci ad un ruolo secondario, mentre il nostro contributo alla formazione del Quebec moderno è fondamentale”.

Mercoledì, Legault ha leggeramente corretto il tiro, dicendo che i contributi delle undici Nazioni indigene del Quebec “saranno comunque inclusi nel museo. L’idea – ha aggiunto il premier – è quella di mostrare la storia della Nazione franco-canadese, ora quebecchese, iniziata con Champlain. Ma chiaramente parleremo degli indigeni che erano lì prima del nostro arrivo”. E poi ha sottolineato che il suo governo è aperto a collaborare con le Nazioni indigene per garantire che la loro storia venga riconosciuta. A ruota, il ministro dell’Occupazione, Kateri Champagne Jourdain, che è Innu, ha detto mercoledì ai giornalisti che “la storia delle First Nations è intimamente legata allo sviluppo della nazione del Quebec”. Il ministro della Cultura, Mathieu Lacombe, ha a sua volta affermato che il museo non escluderà le popolazioni indigene, aggiungendo che le storie degli abitanti del Quebec e delle popolazioni indigene “sono interconnesse”.

Il museo di storia nazionale aprirà nel 2026 e costerà circa 92 milioni di dollari. Situato all’interno del Séminaire de Québec, il museo onorerà anche artisti quebecchesi come Céline Dion e Les Cowboys Fringants, così come autori, eroi sportivi e successi aziendali. Rigorosamente “francesi”, bien sûr.

Nella foto in alto: il premier del Quebec, Francois Legault (da Twitter X – @francoislegault)

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