Canada

Disastro sondaggi
e flop del consenso,
il caucus liberale
si interroga sul futuro

TORONTO – Uscire dall’angolo e rilanciare l’azione di governo per uscire dalla crisi. È questo l’obiettivo del vertice di tre giorni del Partito Liberale a London, un meeting nel quale il gruppo parlamentare grit si confronterà sul – non buono – stato di salute del partito, sull’attuale leadership e sulle ricette politiche per il rilancio della forza politica al governo interrottamente negli ultimi otto anni. Certo, le premesse non sono delle migliori.

Gli ultimi sondaggi hanno messo in luce come la forbice che divide i liberali dal Partito conservatore di Pierre Poilievre si sia allargata come mai dal 2015: se si dovesse andare alle urne in questo momento, i conservatori si attesterebbero al 40 per cento, mentre il partito di Justin Trudeau non andrebbe oltre il 26 per cento. Il gap di 14 punti percentuali preoccupa la base liberale ma anche gli stessi parlamentari, che rischiano di essere travolti dall’ondata blu e dalla contemporanea crescita a sinistra dell’Ndp guidato da Jagmeet Singh. Un effetto a tenaglia, simile a quello del 2011, dove il Partito Liberale divenne la terza forza politica del Paese stretto tra la crescita travolgente dei conservatori guidati da Stephen Harper e dei neodemocratici di Jack Layton. Ed è proprio questo lo scenario che preoccupa di più, un’ipotesi che relegherebbe il partito ai margini della rilevanza politica a Parliament Hill dopo otto anni di potere.

Alla vigilia dell’incontro del gruppo parlamentare a London, alcuni deputati parlando in condizioni di anonimato con la CBC, non hanno nascosto la loro preoccupazione e addirittura hanno raccontato di come a livello locale l’elettorato si sia completamente allontanato dal partito. La leadership di Trudeau non solo non avrebbe più quell’appeal politico che ha permesso al partito di vincere le ultime tre elezioni, ma addirittura in questo momento rappresenterebbe una zavorra per i futuri candidati liberali.

È tangibile, in ogni caso, il malcontento strisciante verso il primo ministro non solo nell’elettorato canadese, ma anche in quello di fede liberale. C’è chi auspica un possibile passo indietro di Trudeau prima delle prossime elezioni, per permettere al partito di dotarsi di una nuova classe dirigente e di una nuova leadership capace di contrastare l’avanzata di Poilievre. Ma da questo punto di vista Trudeau non ci sente: il primo ministro ha più volte ribadito la sua intenzione di guidare il partito anche nelle prossime elezioni federali, quelle in programma nell’autunno del 2025. Di fatto sono numerosi gli elementi che non giocano a favore dell’attuale partito di governo. La crisi abitativa, il costo della vita con l’inflazione alle stelle, i tassi d’interesse mai così alti negli ultimi vent’anni sono tutti fattori che stanno alimentando il malessere verso il governo liberale. E non piace anche un atteggiamento di immobilismo dell’esecutivo verso queste tematiche. Basta ricordare come nell’ultimo consiglio dei Ministri tenutosi a Charlottetown, organizzato con l’obiettivo specifico di dare risposte concrete alla crisi abitativa che sta attanagliando il Paese, in sostanza non è stato deciso nulla: tanti discorsi, tante ipotesi ma nessuna misura concreta da inserire nell’agenda di governo.

Ed è chiaro che su questo governo incapace di decidere le opposizioni hanno picchiato duro, con Poilievre che ha accusato apertamente Trudeau di essere l’unico responsabile dello stato di crisi nel quale versa il Paese.

Ora resta da vedere cosa succederà a London in questa riunione del gruppo parlamentare liberale prima della riapertura dei lavori alla House of Commons. Difficile ipotizzare che si concretizzi un’aperta rivolta verso il leader, ma è probabile che alcune ragioni del malcontento sentito anche dai deputati verrà portato alla luce: toccherà a Trudeau trovare soluzioni concrete, altrimenti le divisioni e le spaccature interne sono destinate a moltiplicarsi.

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