Canada

Il tempo stringe: a 18 mesi dal voto il gap tory-grit non diminuisce

TORONTO – Il tempo stringe, i sondaggi sono ancora lì, con numeri impietosi e scoraggianti e le possibilità di rimonta diminuiscono con il passare dei giorni. A diciotto mesi dalle elezioni federali, che si terranno a fine ottobre del 2025, il Partito Liberale continua a vivere uno stato di precarietà che è diventata ormai endemica.

L’impressione, dopo la presentazione del Budget 2024, è che il governo guidato dal primo ministro Justin Trudeau continui a navigare a vista, consapevole che la Manovra di Chrystia Freeland non ha portato quella spinta necessaria per ripartire e iniziare una progressiva rimonta sul Partito Conservatore di Pierre Poilievre. D’altro canto tutti i sondaggi effettuati dopo la presentazione della Finanziaria 2024 hanno messo in luce un certo scetticismo dei canadesi verso i principali provvedimenti contenuti nella legge di bilancio.

E un senso di scoramento e di rassegnazione lo si può avvertire anche all’interno dello stesso caucus liberale. Secondo quanto riportato ieri dall’Hill Times, sarebbe stato lo stesso Trudeau a raffreddare le aspettative dei parlamentari, sottolineando come a suo avviso i sondaggi continueranno a portare notizie negative per tutto il 2024, mentre l’auspicio di una possibile ripresa potrà avvenire solamente a partire dal prossimo anno.

Parole, quelle del leader grit, che lasciano poco spazio alle interpretazioni. Anche perché nel Paese si sta creando un clima di forte avversione verso il governo, con i premier sul piede di guerra sulla controversa Carbon Tax, la crisi abitativa che non molla la presa, il costo della vita che continua a viaggiare a ritmi sostenuti e con Bank of Canada che, nonostante il calo dell’inflazione, per ora ha deciso di non abbassare i tassi d’interesse.

Insomma, siamo di fronte alla tempesta perfetta, alimentata anche dal malcontento strisciante abbastanza diffuso nell’elettorato canadese che, dopo otto anni e mezzo di governo ininterrotto di Trudeau, sembra desideroso di voltare le spalle al leader liberale.

L’ultimo sondaggio pubblicato dalla Angus Reid certifica ancora una volta distanze siderali tra il battistrada – il Partito Conservatore – e i liberali, che devono recuperare qualcosa come 20 punti percentuali. Se si votasse in questo momento, i tory guidati da Poilievre si attesterebbero a quota 43 per cento, mentre i liberali non andrebbero oltre il 23 per cento.

Non ci si sono progressi significativi per l’Ndp di Jagmeet Singh, fermo al 18 per cento, mentre sono stabili il Green Party al 5 per cento e il Bloc Quebecois all’8 per cento.

Il dato più significativo, come abbiamo sottolineato più volte, è il sostanziale buco nell’acqua del Budget, che nelle speranze del primo ministro doveva costituire il primo importante tassello dal quale rilanciare il partito agli occhi dei canadesi.

La distanza tra i conservatori e i liberali, fino a questo momento, è rimasta immutata. Anzi, le indagine demoscopiche della scorsa settimana, che sono andate a registrare le reazioni dell’elettorato verso la Manovra grit, hanno messo in luce una bocciatura totale, con un giudizi positivi del tutto marginali.

In generale l’impressione che si ha è la sovrapposizione di due elementi che stanno trascinando verso il basso il consenso liberale: da un lato l’azione di governo che non soddisfa i canadesi, dall’altro una fisiologica disaffezione degli elettori verso un primo ministro in carica da otto anni e mezzo, con il bisogno quindi di passare a una nuova fase politica nel nostro Paese.

Nella foto in alto, il primo ministro Justin Trudeau con i ministri Chrystia Freeland e Harjit Sajjan

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