VENEZIA – Ho ricominciato ad annotare queste sparute riflessioni una decina di volte. Forse ho dimenticato come si scrive una lettera d’amore. O forse è la prima volta che mi trovo a scriverla a te, che sei sempre lì, mutevolmente immutata, beatamente in travaglio, tra i placidi marosi della contemporaneità. A te che sei una delle ragioni prime del mio esistere.

Cara Venezia, ti scrivo… L’unicità della città che mi ha dato i natali è stata cantata, descritta, dipinta, poetata, scolpita, immortalata su pellicola e non solo in occasioni innumerevoli. Volerle ricordare una ad una sarebbe vano cimento ma tutte rappresentano un omaggio imperituro alla travolgente ed inspiegabile bellezza della città lagunare, la fu capitale di un portentoso impero marittimo conosciuto nel mondo come Serenissima Repubblica.

Leggenda vuole che fosse il 25 marzo del 421 d.C. il giorno in cui Venezia venne fondata. Nella zona di Rivus Altus, in un fitto arcipelago di isolotti – più tardi uniti da un maestoso ponte in pietra –, si udivano per la prima volta i rintocchi delle campane di San Giacometo. E Venezia con i suoi vasti possedimenti di mare e terra di prime volte ne ha viste molte in questi 1600 anni. È qui che nasce la parola italiana più famosa al mondo: il “ciao”, dalla contrazione del saluto ‘sciavo (vostro)’. Dopo le invenzioni di Magonza, i libri tascabili nascono grazie alla genialità di Aldo Manuzio, laziale trasferitosi sotto l’ala del leone marciano per trovare quella libertà espressiva di cui sentiva il bisogno.

È a Venezia che nel 1637, al Teatro San Cassiano, il mondo conobbe l’opera lirica come spettacolo con pubblico pagante. Nei territori della Serenissima, lo Studium patavino diede la prima laurea ad una donna, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia. Sempre in laguna, Elisabetta Carminer Turra fondò nel 1774 “Il giornale enciclopedico”, divenendo così la prima direttrice editoriale al mondo. Nell’800 è qui che si mette in scena la prima assoluta della “Traviata” di Verdi.

«Venezia! Esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre? Venezia! Esiste un nome nelle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo?» ebbe a scrivere Guy de Maupassant.

Cara Venezia, questo e molto altro un po’ già si sa, un po’ si impara cammin facendo. Per me resti un’inaffondabile sirena, novella Atena o Venere nascente dai flutti, regina dell’Adriatico o semplicemente dei miei pensieri, ti so unica e irripetibile perché a chiunque ti scopra parli di libertà ed inclusione, capace di diventare per ciascuno un impareggiabile teatro di sogni, meraviglie ed incanti.

Spero che nei tuoi prossimi 1600 anni anche chi ti governa torni ad avere l’illuminata lungimiranza di chi ti resse un tempo. Perché tra 100 anni, come 30, 100, 1600 anni fa, tu possa essere ancora chiamata da qualcuno mamma e casa.

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