Adesione altissima al primo sciopero generale dei lavoratori italiani di Amazon, organizzato ieri da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti che parlano di una partecipazione media “del 75%, con punte del 90% in alcuni territori. È una protesta riuscita – spiegano le tre organizzazioni sindacali protagoniste del primo sciopero della storia del gigante di Seattle in Italia – anche oltre le nostre aspettative considerando che molte lavoratrici e molti lavoratori si sentono ‘ricattabili’ perché hanno contratti atipici e quindi hanno visto la protesta come un rischio per il loro posto di lavoro precario” (nella foto della Filt-Cgil, uno dei presìdi).
Un lavoro, quello dei dipendenti, con il quale “Amazon si è arricchita enormemente grazie al boom del commercio online in tempo di pandemia ed è giusto che ridistribuisca parte di questa ricchezza anche in termini di diritti ai suoi dipendenti”. Un vero e proprio esercito, quello dei dipendenti: 9.500 addetti al magazzino e 15mila driver.
Due le cose che, secondo sindacati e lavoratori, sono insostenibili: gli orari dei turni (durano un’intera settimana: sette giorni di mattina, sette di pomeriggio e sette di notte) e la ripetitività del lavoro (chi lavora in magazzino accusa dolori alle gambe, alle braccia, ai polsi, secondo le testimonianze, raccolte dalla stampa italiana, di alcuni lavoratori che ieri erano in sciopero). E poi le decine e decine di chilometri percorse ogni giorno dai drivers.
“L’azienda – sottolineano i sindacati – si è sempre rifiutata di discutere con i sindacati la verifica dei turni, dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza. Ci aspettiamo da Amazon una convocazione in tempi brevissimi, in modo da non essere costretti a proseguire la protesta”, concludono i sindacati.
Pronta la replica dell’azienda. “La salute e la sicurezza dei nostri dipendenti sono la nostra priorità. In tutte le sedi Amazon è attiva la rotazione tra le mansioni, compatibilmente con le nuove misure di sicurezza implementate per mantenere i dipendenti al sicuro nell’attuale contesto del Covid-19. I dipendenti sono formati per poter lavorare in più aree ricoprendo diverse mansioni”. E sulla ripetitività dei gesti durante il lavoro Amazon sostiene che “in ogni magazzino vengono pienamente rispettate le linee guida ergonomiche previste dalla normativa italiana e vengono utilizzate le norme internazionali di riferimento per valutare la corretta gestione delle attività ripetitive. La possibilità di lavorare sia su processi diretti (prelevamento, impacchettamento, ricevimento, stoccaggio) che su quelli di supporto (movimentazione carrelli e transpallet) consente di trovare il giusto bilanciamento in termini di ripetitività dell’attività lavorativa”.
La battaglia tutta italiana in casa-Amazon è appena iniziata.
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