Canada

Accordo sulla Sanità:
pressing di Trudeau,
i premier frenano
e chiedono tempo

TORONTO – Pressing di Justin Trudeau sui premier che frenano e prendono tempo. A ventiquattrore dalla presentazione del piano di finanziamento decennale del governo federale ai sistemi sanitari provinciali, il primo ministro vuole garanzie sul via libera delle Province e dei Territori all’accordo illustrato nel meeting di Ottawa che prevede un investimento totale di 196 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi 10 anni, con aumenti determinati dall’inflazione e con una componente flessibile che farà leva su singoli accordi bilaterali tra Ottawa e le Province. I premier hanno accolto la proposta con una certa freddezza.

Alcuni punti del piano di Trudeau non hanno suscitato particolare entusiasmo: non piace, ad esempio, il fatto che solo un quarto di quanto annunciato (circa 46,2 miliardi di dollari) rappresenti nuovi fondi rispetto a quelli già previsti dal piano decennale 2014-2024. Troppo poco per i premier e i leader dei Territori, che in questi mesi hanno chiesto a più riprese un maggiore impegno finanziario dell’esecutivo federale nel sostegno della Sanità, per uscire una volta per tutte dall’emergenza provocata dalla cronica mancanza di personale ospedaliero, dai ritardi nelle operazioni chirurgiche e dai templi biblici nei pronto soccorso di numerosi ospedali. Non piace nemmeno il fatto che Ottawa, nel mettere a disposizione questi stanziamenti, abbia posto determinati paletti che dovranno essere rispettati dalle Province, dalla condivisione dei dati fino al secco no all’ipotesi di aperture ai privati nella Sanità.

Insomma, il clima che si respira in questo momento è di cauto ottimismo, visto che permane la consapevolezza che i premier non potranno buttare all’aria mesi di trattative e di passi avanti per impuntarsi su alcuni dettagli che Ottawa considera marginali e di secondaria importanza. Ieri il ministro federale della Sanità Jean-Yves Duclos ha inviato una lettera ai premier chiedendo ufficialmente di mettere nero su bianco quanto discusso nel meeting di martedì. I leader provinciali, dal canto loro, per ora frenano e rimandato il tutto al prossimo incontro – che dovrebbe essere ufficializzato a breve – tra di loro per discutere ed eventualmente presentare una controfferta al governo federale.

Nel corso delle ultime ore abbiamo però assistito a un cambiamento dei toni che lascia ben sperare per la tanto agognata fumata bianca. Subito dopo il meeting di Ottawa Doug Ford non aveva certo nascosto le proprie perplessità riguardo il piano di Trudeau, definendo senza mezze misure un semplice “acconto” il denaro offerto dal primo ministro. Ieri invece il premier dell’Ontario ha usato toni più conciliatori, sottolineando come “un accordo debba essere sottoscritto per fare fronte all’emergenza nella Sanità provinciale”. Parole alle quali ha fatto eco l’intervento di Heather Stefanson: la premier del Manitoba ha ribadito la necessità di arrivare all’accordo, rimandando però la decisione all’incontro con gli altri premier nei prossimi giorni.

Ma cosa prevede esattamente il piano? Come abbiamo accennato, il governo federale metterà a disposizione delle Province e dei Territori in tutto 196 miliardi di dollari in dieci anni. Circa un quarto di questo denaro era stato precedentemente promesso attraverso le formule e le offerte di trasferimento dell’assistenza sanitaria esistenti. I nuovi fondi saranno principalmente diviso tra maggiori aumenti del Canada Health Transfer (CHT) annuale – ulteriori 17 miliardi in 10 anni, oltre agli aumenti precedentemente pianificati – e 25 miliardi per finanziamenti mirati per medici di famiglia, salute mentale, arretrati chirurgici e sistemi di dati sanitari.

Ci sarà anche un’immediata integrazione una tantum di 2 miliardi di dollari al Canada Health Transfer di quest’anno per aiutare le Province ad alleviare l’intensa pressione sui pronto soccorso e sugli ospedali pediatrici.

Le Province potranno anche ottenere 1,7 miliardi in cinque anni per aumentare i salari per gli operatori di supporto personale nell’assistenza a lungo termine e nell’assistenza domiciliare. Un fondo separato di 2 miliardi di dollari sarà offerto per le esigenze di assistenza sanitaria indigena, attraverso un accordo con i leader indigeni. Il vice primo ministro Chrystia Freeland ha confermato come i fondi stanziati dal governo federale dovranno essere utilizzati strettamente nella Sanità e non potranno essere incanalati dalla Provincia in altri settori.

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