Canada

Dieci anni di servizi e inchieste
di un giornale prezioso e scomodo

TORONTO – Esattamente dieci anni fa usciva la prima edizione del nuovo Corriere Canadese. Il giornale della comunità italocanadese, dopo una pausa di qualche mese provocata dalla bancarotta del precedente editore, nel novembre del 2013 riprendeva le pubblicazioni, grazie all’ambiziosa scommessa di una cordata di imprenditori guidati dall’ex ministro federale Joe Volpe (nella foto sopra). In questi dieci anni il giornale è tornato ad essere una voce autorevole e rispettata nella nostra comunità e al di fuori di essa, un punto di riferimento quotidiano per i nostri abbonati e i nostri lettori, uno strumento prezioso e a volte scomodo per navigare attraverso la complessità dei nostri tempi.

Il Corriere Canadese si è messo sulle proprie spalle un’eredità importante, quella del giornale fondato nel lontano 1954 che per decenni è stato fedele compagno di viaggio della comunità italocanadese, raccontandone i successi e i fallimenti, documentando il processo di integrazione degli italiani in Canada e il contributo dato al Paese d’azione, senza mai dimenticarsi dei legami con la terra natia.

E proprio grazie a queste radici solidissime il nostro giornale negli ultimi dieci anni non solo si è consolidato in termini di lettori ed espansione nel mercato, ma è addirittura cresciuto, in un contesto estremamente difficoltoso per tutti i media tradizionali e in particolar modo per la carta stampata.

Contemporaneamente, il Corriere si è rafforzato anche sui nuovi media, a partire dal sito web per arrivare a una presenza sempre più significativa sui social.

Inchieste, servizi, articoli esclusivi, interviste: in questi anni il nostro giornale ha portato a casa grandi risultati, senza dimenticare il nostro principale mandato, quello di informare sulla base di un certosino controllo delle fonti, nel rispetto delle regole deontologiche che molto spesso – in un’era dominata dai social, dove la notizia deve essere pubblicata il più velocemente possibile – vengono accantonate in nome della necessità di “bruciare” la concorrenza.

Molto difficile mettere in fila tutte le principali inchieste di questi ultimi dieci anni. Non si può non menzionare la battaglia del Corriere per un cambiamento radicale del sistema dell’immigrazione, un’inchiesta talmente scomoda che costrinse l’allora governo Harper a organizzare una conferenza stampa con tre ministri – Jason Kenney, Julian Fantino e Joe Oliver – per contestare le accuse avanzate dal nostro giornale.

Stesso discorso per il famigerato sito della vergogna, un website governativo denunciato dal Corriere pieno di stereotipi anti-italiani che in seguito ai nostri articoli l’esecutivo dovette cambiare. E che dire della nostra battaglia per la difesa del Columbus Centre, una delle icone della nostra comunità nel mirino di famelici speculatori dell’edilizia che, spalleggiati dal provveditorato cattolico, erano pronti alla demolizione con previsione di guadagni milionari. Grazie al nostro contributo la comunità si è sollevata ed è riuscita a bloccare il progetto. Non si possono poi non citare le tante inchieste sul settore scolastico e su quello sanitario lungo tutti questi anni, nelle quali sono state documentate le mille contraddizioni e inadempienze che la nostra classe politica non è stata in grado di risolvere.

Un discorso a parte merita l’atteggiamento che il Corriere Canadese ha avuto con la nostra classe politica. In questi anni, senza alcun pregiudizio e senza partire da posizione prese, il giornale ha criticato e appoggiato l’azione di governo senza farsi condizionare dal colore politico del leader di turno. E questo su tutti e tre i livelli di governo. Non abbiamo avuto preconcetti e anzi, quando si è trattato di criticare determinate scelte, siamo stati particolarmente duri con i politici italocanadesi.

Dieci anni è una tappa importante. Ma non è un punto di arrivo, è al contrario un punto di partenza. Nel ringraziare tutti i nostri lettori e i nostri abbonati, non possiamo fare altro che rinnovare il nostro impegno a produrre un giornale frutto di un giornalismo indipendente, autonomo, trasparente, ispirandoci come sempre ai principi sacri della libertà d’informazione e di opinione.

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