Canada

Poilievre dichiara guerra
al burocratese.
Scade il termine
per votare il leader

TORONTO – Il conto alla rovescia è quasi finito. Scade il 6 settembre infatti il termine ultimo per poter votare il nuovo leader del Partito Conservatore: le schede degli iscritti dovranno pervenire alla sede centrale tory entro e non oltre le 5 di pomeriggio di martedì prossimo per poter essere ritenute valide. Gli ultimi dati ufficiali, annunciati dai funzionari della commissione interna che gestisce la corsa alla leadership, rivelano come più della metà dei membri del partito abbia già votato per il prossimo leader.

Sarebbero poco più di 350.000 le schede elettorali per corrispondenza restituite sulle 678.000 inviate agli iscritti. Ciò significa che l’affluenza è attualmente di circa il 52 per cento. Nella competizione per la leadership del partito del 2020, vinta da Erin O’Toole, votò circa il 65 per cento degli aventi diritto.

Stando a quanto messo in luce un po’ da tutti i sondaggi, la corsa alla leadership non dovrebbe riservare sorprese. Pierre Poilievre, nettamente in testa con delle distanze abissali su Jean Charest e sugli altri candidati, sarà il prossimo leader del Partito Conservatore.

Poilievre in questi mesi ha girato in lungo e in largo il Canada, prendendo parte a un’ottantina di raduni durante la campagna che hanno attirato numerosi sostenitori. Il deputato eletto a Carleton si è assicurato l’endorsement di 62 deputati conservatori, insieme a quelli di una lunga lista di ex parlamentari e politici provinciali conservatori.

Anche all’interno del partito l’aspettativa è che Poilievre vinca, e potenzialmente vinca alla grande, dopo che la sua campagna ha confermato numeri record sul tesseramento dei nuovi membri. Il vincitore sarà annunciato in una convention a Ottawa il 10 settembre.

Nel frattempo lo stesso Poilievre ha intenzione di dichiarare guerra al “burocratese”. Il deputato di Carleton ha infatti presentato un progetto di legge – il The Plain Language Act – il cui obiettivo principale è quello di costringere il governo a utilizzare nei suoi atti ufficiali un linguaggio semplice, evitando termini burocratici di non facile comprensione per il grande pubblico.

“Il Plain Language Act – ha dichiarato Poilievre – renderà la scrittura e il pensiero del governo più semplici e chiari. La nuova regola sarà che tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile”, aggiungendo che la regola lascia ancora spazio a termini tecnici o specializzati.

La legge si applicherebbe solo alle nuove pubblicazioni o alle pubblicazioni esistenti che sono in fase di revisione, al fine di evitare il costo di “riscrivere tutto ciò che il governo ha già pubblicato”.

La riforma renderebbe anche le semplici competenze linguistiche un requisito di lavoro per i neo assunti che dovrebbero scrivere per il governo e assicurarsi che la formazione linguistica bilingue per i dipendenti pubblici insegni “la lingua che utilizza sempre la gente comune, non il gergo accademico o burocratico”.

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