Canada

Uso dei pronomi,
inizia la battaglia

TORONTO – Ha riaperto ieri la legislatura del Saskatchewan ed il clima, come era facile immaginare, è rovente. È una sessione, questa, che si preannuncia fuori dalle righe a causa del tema scottante circa l’uso dei pronomi. Il Saskatchewan Party ha infatti deciso di introdurre una legislazione che richiederebbe ai ragazzi sotto i 16 anni di avere il consenso dei genitori se vogliono cambiare i loro nomi o pronomi a scuola. E non è tutto.

Il premier Scott Moe ha detto – scatenando una marea di polemiche – che intende invocare la Notwithstanding Clause, che consente ai governi di ignorare alcuni diritti della Carta per un massimo di cinque anni. Ricorrere alla Notwithstanding Clause è quindi per il governo di Moe, l’unico modo per far rimanere in vigore la policy che richiede il consenso dei genitori per gli studenti di età inferiore ai 16 anni.

Alla fine di settembre, un giudice ha concesso un’ingiunzione e ha sospeso la policy. Gli avvocati di UR Pride, un gruppo LGBTQ locale di Regina che ha presentato domanda per l’ingiunzione, ha sostenuto che la policy potrebbe indurre gli insegnanti a discriminare i bambini, con conseguenti violazioni della Carta.

Lo scontro, come era prevedibile, è già iniziato. “Se vogliono parlare di istruzione, siamo pronti a parlare di istruzione – ha detto la leader dell’Opposizione Carla Beck – siamo pronti a discutere i risultati, che francamente sono deludenti da oltre un decennio”.

La strada, per il governo di Moe, sembra essere in salita. Nathaniel Teed, un deputato dell’NDP, ha detto che il suo partito potrebbe fare ostruzionismo. “Un dibattito importante è iniziato nella Legislatura sulla necessità di informare e avere il consenso dei genitori per usare un pronome diverso a scuola – ha detto Moe – si tira in ballo la costituzione, l’ingiunzione della Corte, l’uso della Notwithstanding Clause ma la vera domanda è solo una cioè ‘i genitori dovrebbero essere inclusi in una decisione importante che riguarda i loro figli? Noi crediamo di sì”.

Anche se ritiene che il coinvolgimento dei genitori in genere è positivo per i bambini, la leader dell’NDP Beck è dell’opinione che questo non è il caso e che la policy sui pronomi non migliorerà le cose. Con l’uso della Notwithstanding Clause, inoltre, il governo ha deciso di usare la “mano pesante”.

“Essere disposti a rendere i bambini vulnerabili ancora più vulnerabili, non è il tipo di leadership che molte persone vogliono si aspettano dal proprio governo”, ha concluso.

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