AOSTA – Nell’innevata località di Gressoney, non distante dai pendii sempiterni del ghiacciaio del Lyskamm, si ergono le puntute torri di un piccolo sogno di fine Ottocento. Si tratta della residenza in stile medievale che Margherita di Savoia, prima sovrana d’Italia (Maria Adelaide d’Austria si era spenta nel 1855), si fece costruire per i soggiorni di piacere tanto estivi quanto invernali. Questa piccolo edificio ed il suo eclettismo architettonico sono solo un frammento dell’animo della consorte di Umberto I che divenne epitome schietta delle donne italiane nella penisola da poco unificata.

Nata a Torino nel palazzo Chiablese, forse non tutti sanno che Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia fu una delle figure femminili più importanti negli anni che traghettarono l’Italia dai primissimi anni post-unitari al tramonto del secolo fino ai primi decenni del Novecento.

Come è noto, fatta l’Italia bisognava fare gli italiani, e in questo Margherita seppe essere una figura di spicco, capace di toccare i giusti tasti nel cuore dei suoi sudditi e suddite. Bella, giovane ed elegante, dagli occhi di un blu profondo, la principessa e poi regina a giusto titolo divenne il fulcro del cosiddetto “margheritismo”: a lei vennero dedicati monumenti, dolci e pietanze, festività ed incontri mondani.

Come non ricordare la pizza, realizzata in suo onore quando la coppia di sovrani ed il seguito della Real Casa giunse nella bella capitale partenopea ed il piazzaiolo Raffaele Esposito volle omaggiare la sovrana. E ancora, una delle prime riviste di moda dell’Italia unita si chiamò, proprio in suo onore, ’Margherita, il giornale delle signore italiane’. E di moda, abiti, novità su cappelli, falpalà e tournure – a giudicare dai conti che sono rimasti nei registri ed archivi – l’augusta signora andava pazza. Influencer ante-litteram, a fianco del cugino e sposo, la colta e raffinata regina diede nuovo lustro alla tradizione sartoriale italiana, in competizione con il guardaroba francese e ben altra corte, quella del Secondo Impero di Napoleone III ed Eugenia. Margherita rinverdì gli allori tanto della cultura alta quanto della tradizione artigiana italiane.

Tra i tanti impegni, grazie ai suoi interessi e patrocinio, nel 1872 venne elaborato un progetto per il rilancio del merletto di Burano che portò all’apertura della prima scuola-fabbrica, salvando così la tradizione artigiana dell’isola. Gruppi di quartetto e musica da camera vennero invitati ad esibirsi settimanalmente nei saloni dei palazzi sabaudi per riportare in auge la tradizione italianissima dei concerti di corte, spesso aperti al pubblico cittadino. Tollerando le intemperanze erotiche del marito, adempiendo in maniera ineccepibile ai suoi doveri di moglie e madre, con piglio politico Margherita seppe anche mantenere il delicato equilibrio tra i Savoia e papato, una volta trasferitisi a Roma. Un equilibrio non facile che andava a toccare gli interessi dell’aristocrazia capitolina di antico lignaggio e quella papalina (la cosiddetta “nobiltà nera”).

Prima di ogni visita ufficiale, Margherita si interessava agli usi e costumi delle donne della regione, cercava di adattare il suo guardaroba ed imparava spicce tradizioni locali, motivo per cui, in procinto di visitare Napoli, prese lezioni di mandolino.

Con un marito assassinato ed un figlio sul trono, Margherita ’la pia’ non abbandonò la vita pubblica, incrementando anzi balli di beneficenza ed il suo interesse per i più e le più bisognose. Si spense a 74 anni nel 1926: a testimonianza del suo impegno politico e culturale, della sua popolarità, dell’amore e del rispetto che era in grado di suscitare, del suo sentirsi Prima Dama e Prima Italiana fra gli italiani, nel suo ultimo viaggio verso Roma il treno che ne portava la salma 92 volte si fermò per permettere ai suoi sudditi di porgerle l’estremo saluto.

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