Cultura

Un anno dalla morte di Emanuele Severino

TORONTO – Un anno fa, il 17 gennaio 2020, moriva a Brescia Emanuele Severino, forse l’ultimo grande filosofo italiano. Si era laureato giovanissimo con una tesi su un Martin Heidegger, uno dei pensatori più ostici del ’900, e sembra che lo stesso Heidegger, avendone letto le opere, lo tenesse in grande considerazione.

Un filosofo dunque tutt’altro che facile, Severino, per certi versi anche antipatico, con la sua inesauribile vena polemica che non risparmiava nessuno; e tuttavia apprezzato, seguitissimo, addirittura popolare. Perché quando parlava al grande pubblico, Emanuele Severino era capace di farsi capire benissimo: collaboratore assiduo del Corriere della Sera per decenni, scrisse circa 500 articoli giornalistici (una raccolta dal titolo “Il dito e la luna” è uscita in questi giorni per celebrare l’anniversario scomparsa); ad attirare l’attenzione del filosofo erano i grandi problemi storici che vedeva profilarsi: l’imporsi della società dei consumi, il crollo del comunismo, e, più recentemente, lo “scontro tra civiltà” (che vedeva non come una questione religiosa, ma filosofica).

Tuttavia sarebbe limitante definire Emanuele Severino un pensatore “attuale”. Il nucleo della sua filosofia, infatti, non si concentra su fenomeni tutto sommato transitori come le questioni politiche ed economiche: al contrario, proseguendo idealmente il percorso iniziato da Parmenide due millenni e mezzo orsono, Severino si interroga soprattutto su un problema senza tempo, l’opposizione tra Essere del Nulla. E quindi, inevitabilmente, sulla morte, che lui definiva “l’assentarsi dell’eterno”.

Ecco, a un anno dalla scomparsa di Emanuele Severino, vogliamo ricordare la sua risposta alla più basilare delle domande filosofiche, se avesse paura di morire: “L’individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l’io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte.”

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