Canada

Transizione breve, i partiti scaldano i motori per il voto

TORONTO – Una transizione breve, poi una netta accelerata verso le elezioni anticipate. È questo il quadro più probabile che si prospetta all’indomani della netta vittoria di Mark Carney nella corsa alla leadership liberale. Un successo, quello dell’ex governatore di Bank of Canada, che era del tutto scontato, ma che impressiona più che altro per i numeri che porta con sé: per il nuovo leader del Partito Liberale è stato un vero e proprio plebiscito, con la percentuale bulgara dell’85,9 per cento con 131.674 voti. Staccatissima la seconda classificata, l’ex ministro delle Finanze Christya Freeland, che non è andata oltre le 11.134 preferenze. Ora si apre una fase di transizione, che sarà brevissima, nella quale il primo ministro dimissionario Justin Trudeau continuerà insieme al suo governo a garantire la normale amministrazione, che si concluderà – tempo massimo uno-due giorni – con l’incarico affidato da Carney dalla governatrice generale Mary Simon.

Nel suo discorso post-vittoria ai liberali, Carney ha cercato di dimostrare come intende guidare su questi fronti, chiamando sia Poilievre che Trump. Il primo ministro designato ha detto che i canadesi sanno che “nuove minacce richiedono nuove idee e un nuovo piano”.

“Sanno che nuove sfide richiedono una nuova leadership. I canadesi vogliono una leadership positiva che ponga fine alle divisioni e ci aiuti a costruire insieme”. Il nuovo leader liberale ha anche promesso di mantenere le tariffe canadesi fino a quando gli americani non “ci mostreranno rispetto” e ha detto che mentre questo paese non ha chiesto questa battaglia, i canadesi “sono sempre pronti quando qualcun altro lancia il guanto di sfida”.

“Donald Trump pensa di poterci indebolire con il suo piano di divide et impera. Il piano di Pierre Poilievre ci lascerà divisi e pronti per essere conquistati”.

L’incoronazione di Carney è coincisa con la fine dell’era Trudeau. Il primo ministro dimissionario ha preso la parola dopo la conferma della vittoria dell’ex governatore di Bank of Canada.

“Sono dannatamente orgoglioso di quello che abbiamo fatto”, ha detto Trudeau, segnando la fine della sua leadership del Partito Liberale del Canada durata dodici anni. “Attraverso ogni crisi, i canadesi mi hanno mostrato chi sono. Ci siamo uniti. Ci siamo difesi l’un l’altro. E ogni singola volta, ne siamo usciti ancora più forti”, ha detto Trudeau.

Anche l’ex primo ministro liberale Jean Chretien ha intrattenuto la folla in attesa dei risultati e ha ringraziato Trudeau per la sua leadership, sottolineando che, nonostante gli attacchi dei critici, il Canada è “il miglior paese del mondo”, citando il suo status di avere il debito pro capite più basso del G7.

Messa da parte la corsa alla leadership, con un nuovo primo ministro in pectore, i liberali ora si interrogano sulle prossime mosse.

È del tutto evidente che il nuovo leader liberale voglia sfruttare in questo momento il boom nei sondaggi e la possibilità di utilizzare la minaccia che arriva dagli Stati Uniti per monetizzare da un punto di vista elettorale.

Nell’arco dei prossimi sette giorni, Carney dovrà effettuare il giuramento e presentare la nuova squadra di governo che dovrà guidare il Paese fino al voto anticipato.

La prossima scadenza istituzionale è fissata la 24 marzo, quando è previsto il riavvio dei lavori parlamentari. Ma Carney potrebbe forzare la mano e dopo aver ricevuto l’incarico dalla governatrice generale, potrebbe richiedere lo scioglimento della Camera e andare al voto. Questo eviterebbe al suo governo di passare per le Forche Caudine della House of Commons, dove potrebbe arrivare subito una mozione di sfiducia.

Se così fosse, inizierebbe la campagna elettorale, con il voto federale che potrebbe cadere il 28 aprile o il 5 maggio. Al momento nei corridoi del potere sono queste le due date che godono di maggiore credito per l’immediato ritorno alle urne. Anche gli altri partiti si stanno organizzando in fretta e furia per l’imminente tornata elettorale con la finalizzazione delle liste dei candidati e la preparazione delle rispettive campagne elettorali.

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