TORONTO – Un dibattito d’emergenza per affrontare il nodo rappresentato dalla Sanità. È quanto ha chiesto Jagmeet Singh (nella foto sopra) in occasione del riavvio dei lavori parlamentari dopo la pausa invernale, con un focus su quanto sta avvenendo in Ontario con la riforma voluta dal premier conservatore Doug Ford che spalanca le porte del servizio sanitario pubblico alla privatizzazione.
Il leader dell’Ndp negli ultimi giorni ha preso parte a una serie di meeting in British Columbia nei quali numerose associazione di categoria hanno espresso la loro preoccupazione sulla presunta “americanizzazione” del servizio sanitario pubblico canadese, alla potenziale creazione cioè di un sistema sanitario nel quale chi ha più soldi viene curato prima e meglio. L’Ontario ha deciso di intraprendere una strada già percorsa da altre province come l’Alberta e il Saskatchewan, dove alcuni servizi sanitari pubblici vengono erogati da cliniche e strutture private. Un modus operandi che rappresenta una svolta epocale per la Sanità pubblica, con il cambiamento osteggiato da più parti a partire dalle associazioni di rappresentanza dei medici, degli infermieri e in generale del personale ospedaliero.
Ma perché la riforma annunciata da Ford ha provocato così tante reazioni negative? Il premier dell’Ontario, insieme al ministro della Sanità Sylvia Jones, nel presentare il progetto di legge ha sottolineato come l’obiettivo primario valutato dall’esecutivo sia quello della cronaca mancanza di personale che negli ultimi anni ha provocato l’allungamento delle liste d’attesa per le operazioni chirurgiche, le visite e il trattamento medico. Appoggiarsi alle cliniche private, senza che i cittadini debbano sborsare soldi di tasca propria, rappresenterebbe secondo il premier il modo migliore per uscire dall’emergenza e lasciarsi alle spalle la crisi.
Tuttavia questi tesi è stata completamente smontata nelle ultime due settimane dalle associazioni di categoria, che vedono nella svolta non solo un miglioramento, ma addirittura un passo indietro in questa situazione. Il perché è presto detto: con l’apertura delle porte ai privati, si assisterà a una nuova emorragia lavorativa nel settore sanitario, con medici e infermieri che saranno tentati di fare il grande salto e andare a lavorare nelle cliniche private di fronte a un compenso salariale molto più vantaggioso. Detta in soldoni, la riforma di Ford invece di risolvere il problema lo aggraverebbe.
Questo tesi è stata sposata appieno anche dallo stesso Singh, che appunto vuole che il tema venga affrontato immediatamente dalla House of Commons.
”L’assistenza sanitaria è già drammaticamente a corto di personale – ha dichiarato il leader dell’Ndp federale – e le strutture a scopo di lucro scacciano medici e infermieri – cannibalizzando gli ospedali, costringendo le persone ad aspettare più a lungo nel dolore e devastate dall’ansia”.
In questo contesto, inoltre, non dobbiamo dimenticare come il governo federale sia già impegnato nella discussione con le Province degli stanziamenti sulla Sanità, un tema questo che ha già creato tensioni e polemiche. In linea teorica ci sarebbe già una bozza d’accordo, che dovrebbe essere presentata la prossima settimana nell’annunciato incontro a Ottawa tra il primo ministro Justin Trudeau e i premier. Ma Singh non vuole che il leader liberale consegni una cambiale in bianco alle province: niente finanziamenti agli enti locali – è questo il ragionamento del leader neodemocratico – se questi fondi saranno poi utilizzati per la privatizzazione della Sanità. La minaccia, per ora solo velata, è quella di togliere la spina al governo, che senza il sostegno esterno dell’Ndp non avrebbe i numeri per sopravvivere.
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