TORONTO – La commissaria per le elezioni (Commissioner of Canada Elections) afferma che il suo ufficio è letteralmente “sotto assedio” per esaminare denunce ed informazioni riguardanti accuse di interferenze straniere durante le ultime due elezioni federali. “Sono oberata dall’importanza di questo problema e dalla necessità di rassicurare i canadesi in queste circostanze eccezionali”, ha detto ieri Caroline Simard ai parlamentari della Procedure and House Affairs Committee (PROC) che sta analizzando il caso dell’interferenza straniera sulla politica canadese.
“Abbiamo condotto un esame rigoroso ed approfondito di ogni denuncia e di ogni informazione che è stata portata alla nostra attenzione in merito alle accuse di interferenze straniere nelle elezioni generali del 2019 e del 2021”, ha affermato Simard. “E questa revisione – ha aggiunto – è in corso proprio mentre parlo, per determinare se ci sono prove tangibili di illeciti ai sensi del Canada Elections Act”.
Simard ha inoltre spiegato ai parlamentari che questo lavoro viene condotto “in modo imparziale ed indipendente dal governo”. Il risultato le consentirà di determinare se le accuse raggiungono la soglia di violazione delle leggi elettorali canadesi, ma non porterebbe a trarre conclusioni sulla “validità dei risultati elettorali in generale oppure in un particolare distretto”.
Le dichiarazioni della Simard arrivano nel bel mezzo della maratona di testimonianze davanti alla PROC da parte dei massimi funzionari della sicurezza nazionale, delle elezioni e dell’intelligence come parte di uno studio sui rischi di interferenze elettorali. Uno studio reso più intenso, nelle ultime settimane, dai resoconti dei media sui (presunti) tentativi cinesi di influenzare i risultati delle elezioni federali del 2019 e del 2021.
La commissaria ha affermato che i reclami erano pervenuti al suo ufficio prima dei rerportage di Global News e The Globe and Mail. E complessivamente si tratta di ben 158 denunce riguardanti dieci situazioni di potenziali violazioni elettorali ed altre 16 denunce relative a tredici situazioni. Simard non è stata definitiva su quante di queste denunce riguardassero presunte interferenze elettorali di Pechino. “Per motivi di riservatezza, non sarò in grado di fornire ulteriori dettagli in merito alla revisione in corso, ai reclami od a qualsiasi altra informazione ricevuta dal mio ufficio. Come per qualsiasi organo investigativo, la riservatezza è essenziale per proteggere la presunzione di innocenza e per evitare di compromettere l’integrità del nostro lavoro”, ha detto Simard, invitando chiunque abbia informazioni su potenziali illeciti ai sensi del Canada Elections Act di contattare il suo ufficio.
Di fronte alla commissione, ieri, ha parlato anche l’ufficiale elettorale capo Stéphane Perrault: “L’interferenza straniera non è una questione di parte. Può prendere di mira funzionari eletti e pubblici a tutti i livelli di governo, attraverso i partiti… i canadesi hanno il diritto di sapere che viene fatto ogni sforzo per affrontare la minaccia di interferenza straniera”, ha detto Perrault. “Sebbene non sia possibile tracciare una linea retta tra l’influenza straniera ed il risultato di una particolare elezione, gli atti di interferenza straniera attaccano l’equità del processo elettorale e devono essere affrontati per proteggere la nostra democrazia”.
Mentre i parlamentari della commissione sono pronti a votare su una mozione dell’NDP che chiede l’avvio di un’inchiesta pubblica (fibnora negata da Justin Trudeau) per esaminare ulteriormente la questione dell’interferenza straniera, sia Simard che Perrault hanno testimoniato che le informazioni che sarebbero stati in grado di fornire in un’inchiesta pubblica non sarebbero differenti da quelle che hanno fornito ieri alla PROC.
I rapporti fra Canada e Cina sono sempre più complicati (l’immagine in alto è tratta dal sito https://www.asiapacific.ca)
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