Canada

Gender, genitori in piazza:
“Giù le mani dai nostri figli”

TORONTO – Al grido di “Leave our kids alone”, migliaia di genitori hanno aderito ieri alla protesta organizzata dal gruppo “1MillionMarch4Children” contro la promozione della cosiddetta “ideologia di genere” nelle scuole del Paese: nel mirino delle famiglie, le iniziative delle scuole che “stanno esponendo i nostri figli a contenuti inappropriati sulla sessualità e sull’identità di genere” e che “cercano di esautorarci dall’autorità di genitori”.

Le manifestazioni si sono svolte in tutto il Canada: in alcune “piazze”, si sono uniti ai manifestanti anche alcuni leader politici, come è accaduto a Fredericton in New Brunswick dove il premier Blaine Higgs ha partecipato alla protesta fuori dalla legislatura, dicendo ai giornalisti di avere difficoltà a capire perché la politica del suo governo (provinciale) venga considerata “controversa”. Com’è noto, il governo Higgs ha cambiato la politica di genere della provincia nello scorso mese di giugno, introducendo l’obbligo per gli studenti “transgender” e “non binari” sotto i 16 anni di ottenere il consenso dei genitori prima che i loro insegnanti possano usare in classe i loro pronomi preferiti (lui, lei, etc.).

“Spetta ai genitori prendere decisioni per i bambini di età inferiore ai 16 anni”, ha detto Higgs in sintesi ai giornalisti. “I genitori devono essere sempre informati su tutto ciò che riguarda i loro figli, compreso se i loro figli mettono in dubbio la propria identità di genere”.

Alle manifestazioni contro le politiche scolastiche di genere hanno fatto da contraltare quelle a favore delle stesse politiche, organizzate dai movimenti LGBTQ2S+: anche in questo caso, sono scesi in campo alcuni leader politici come Jagmeet Singh, capo dell’NDP, che ha guidato un gruppo di manifestanti lungo Wellington Street a Ottawa. “Sappiamo che ci sono molte persone che non si sentono al sicuro a causa dell’aumento dell’odio e della divisione che prende di mira le persone vulnerabili”, ha detto Singh. “Ma poi vedi un sacco di persone che si uniscono, e questo mostra la forza della solidarietà, di noi che ci sosteniamo a vicenda”.

Le proteste sono proseguite per tutta la giornata di ieri in varie province e città del Canada: in alcuni casi, si è resa necessaria la presenza della polizia per separare i manifestanti dai contromanifestanti ed evitare, così, scontri fra le opposte fazioni.

Più di 1.000 i contromanifestanti scesi ieri a Queen’s Park, in Toronto, per contestare le proteste degli anti-LGBTQ2S+ sull’istruzione inclusiva. La polizia ha monitorato manifestanti e contromanifestanti, che si sono “sfidati” a colpi di cori e dichiarazioni: “È nostra libertà educare i nostri figli come vogliamo. Sono i nostri figli. È una nostra scelta”, ha detto un anti-gender. Il sindaco di Toronto, Olivia Chow, interpellata dai giornalisti ha invece risposto che “Toronto è un luogo premuroso e accogliente per tutti, compresa la comunità LGBTQ2S+. Quindi non c’è spazio per l’odio. Per questo vedrete sventolare, in Municipio, una bandiera trans”.

I manifestanti, però, hanno tenuto a sottolineare che la loro protesta non era “contro” la comunità LGBTQ2S+ in generale, ma contro quello che hanno definito “indottrinamento dei nostri figli, o meglio bambini, nelle scuole. Lasciateli in pace”.

Nella foto in alto, una manifestazione dei genitori di “#1MillionMarch4Children” in New Brunswick, ieri (da Twitter – @Bret_Sears)

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