Italia

Europee, tribune elettorali nei campi rom: è la prima volta

ROMA – Anche loro sono italiani: d’origine rom o sinti, poco importa. Sono italiani e come tali vogliono essere considerati. E poi “essere considerati come una risorsa, non come un problema”: è quanto chiedono al prossimo Parlamento Europeo i rappresentanti del Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia e dell’associazione Roma for Democracy che proprio in questi giorni stanno organizzando una serie di tribune elettorali all’interno dei campi rom, una serie di incontri con i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno: obiettivo, portare gli aspiranti europarlamentari a dialogare con i residenti del campo, rispondendo alle loro domande ed ascoltando le loro proposte. Non era mai accaduto prima.

“È la prima volta che succede una cosa del genere – ha scritto Dijana Pavlovic, portavoce del Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia, in un post nella pagina Facebook del Movimento – . Siamo 6 milioni in tutta l’Unione Europea, di cui 2 milioni bambini. In pratica un piccolo Paese, come la Danimarca. In una fase storica così delicata, l’Europa non dovrebbe permettersi di scartare un numero di persone così importante”.

Il primo appuntamento si è svolto il 23 maggio scorso a Roma, nel campo di via dei Gordiani. Hanno partecipato Vauro Senesi, il celebre disegnatore e scrittore, candidato capolista di Pace Terra Dignità (il movimento di Michele Santoro); Christian Raimo, insegnante e scrittore, candidato di Alleanza Verdi Sinistra; Marco Tarquinio, già direttore dell’Avvenire, oggi in lista con il Pd: questi i candidati che hanno accettato l’invito che era stato rivolto a tutti gli schieramenti politici (qui sotto, Vauro Senesi con alcuni esponenti del Movimento Kethane; in alto, un momento del dibattito nel campo di via dei Gordiani a Roma / foto: Marco Mastrandrea | Kethane).

“Hanno partecipato circa cinquanta persone, molti giovani. Il lavoro è stato tra i temi maggiormente affrontati dal pubblico, in particolare le donne. Sono preoccupate perché i figli non trovano un impiego e molti abitanti del campo spesso devono nascondere il loro luogo di residenza, perché altrimenti non vengono assunti. Subiscono episodi di razzismo anche solo entrando in un bar o in un supermercato. Loro, invece, sono solamente desiderosi di fare una vita normale”, ha detto all’agenzia AGI la stessa Dijana.

L’ultimo episodio, secondo quanto denunciato dalla stessa associazione, si è verificato proprio in occasione della tribuna elettorale di qualche giorno fa, che si è dovuta svolgere senza il gazebo perché la società dalla quale doveva essere noleggiato si sarebbe rifiutata di consegnarlo perché l’evento si svolgeva, appunto, all’interno un campo rom. Episodi che, però, non fanno desistere la comunità dal cercare il proprio spazio nella società. Una società nella quale i rom sono stati considerati per molto tempo “quelli che rubano”: ma le cose cambiano e le nuove generazioni vogliono uscire da quell’isolamento forzato, liberandosi di quell’odiosa “etichetta”. E vogliono lavorare, portare il loro contributo, proporre le loro idee.

“Si parla spesso della discriminazione che subiamo, che è reale e tangibile, ma abbiamo cercato di concentrarci su un’altra prospettiva. La nostra richiesta all’Europa è considerarci un investimento ed una risorsa economica, oltre che sociale”. sono le parole di Dijana.

Nel corso dell’evento, moderato da Adela Militaru, direttrice di Roma for Democracy, è stato presentato il manifesto per la rete transnazionale della Fondazione Rom per l’Europa, con le proposte della comunità rom e sinti per contribuire alla crescita economica e sociale dell’Unione. “Abbiamo richieste concrete, ad esempio gli incentivi per il lavoro, per la formazione permanente e per gli imprenditori che impiegano i Rom. Questa è la nostra proposta europea. In questo momento turbolento, l’Unione Europea richiede il contributo di tutti i suoi cittadini europei, che Rom e Sinti sono pronti a dare” ha spiegato ancora Dijana all’AGI.

La comunità, infatti, rivendica la partecipazione dei suoi elettori rom e sinti al processo democratico, perché “l’Unione Europea oggi più che mai non può permettersi di trascurare il potenziale dei suoi cittadini esclusi e delle sue minoranze tenute ai margini”.

“La minoranza rom e sinti ha subito e subisce la segregazione razziale abitativa e scolastica in quasi tutti i Paesi europei – specifica il movimento in una nota – . Per fare un esempio: 1 su 3 dei cittadini rom europei vive senza acqua potabile accessibile e senza un bagno in casa. Di fronte a questo quadro, le politiche finora praticate dall’Ue sono state non soltanto insufficienti, ma per la maggior parte del tutto inefficaci perché pensate con un approccio assistenzialista e suprematista”.

Il prossimo appuntamento è a Milano, domani, mercoledì 29 maggio, nel campo di via di Chiesa Rossa, con Cecilia Strada, capolista per il Partito Democratico (è la figlia di Gino Strada, chirurgo e fondatore dell’associazione umanitaria “Emergency”, recentemente scomparso) e Jessica Todaro Bellinati, candidata sinti di Alleanza Verdi Sinistra. “Le previsioni sul prossimo Parlamento Europeo non sono rosee, la composizione si sposta molto a destra. Ci aspettiamo però, da alcuni parlamentari e partiti con cui dialoghiamo, che, una volta eletti, inizino un tavolo di lavoro o, comunque, si impegnino in maniera tale da influenzare le politiche dell’Unione Europea nei nostri confronti” è l’auspicio finale di Dijana.

“Ci motiva l’amore per il nostro Paese: accettateci come cittadini”

ROMA – “Da anni le nostre comunità sono esposte a campagne di pregiudizio e discriminazione che negli ultimi tempi trovano sostegno e giustificazione in una politica che ha assunto la ruspa come simbolo, lo sgombero come pratica. Questa campagna, non contrastata a sufficienza dalle istituzioni e sostenuta da una parte dei media, provoca un odio profondo nei nostri confronti…”: inizia così la presentazione del Movimento Kethane sul sito internet www.kethane.org dove si trovano informazioni sull’associazione che unisce Rom e Sinti d’Italia. “Nonostante le barriere di discriminazione, di rifiuto e di umiliazione, o forse proprio per questo motivo, in questi ultimi anni – si legge ancora nel sito – è cresciuta una generazione che sente la necessità di combattere il male che ci colpisce e che è consapevole che questa lotta non appartiene soltanto a Rom e Sinti che si sentono e sono parte di questo Paese, ma appartiene a tutti gli Italiani che credono nei principi della Carta costituzionale che ci lega in un patto di solidarietà, di uguaglianza nei diritti e nei doveri e di tutela dei più deboli come base essenziale della democrazia, un patto da rinnovare per affrontare e superare lo smarrimento di fronte a fenomeni nuovi e globali che spingono a chiudersi in se stessi e ad alzare muri anziché costruire ponti. Per questo nelle nostre comunità cresce il bisogno di unità delle nostre diversità, di consapevolezza di noi stessi per superare il sentimento di inferiorità, di affermazione della nostra dignità, di partecipazione alla vita del nostro Paese a pari titolo, di avere diritto a una vita normale. Noi ci pensiamo come strumento per dare voce alle nostre comunità ed esprimere i nostri problemi, le nostre aspettative. Ci motiva l’amore per il nostro popolo, ci motiva l’amore per il nostro Paese e la giusta richiesta che il nostro Paese ci accetti come propri cittadini”.


Qui sopra, la bandiera dei Rom e Sinti, con la ruota che è simbolo del viaggio e del superamento di tutti i confini prestabiliti (foto: Marco Mastrandrea | Kethane)

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