TORONTO – Come si suol dire, è meglio prevenire che curare. L’arrivo della pandemia di Covid-19 ci ha ricordato quanto sia vero. Lavarsi bene le mani, usare la mascherina nei luoghi chiusi, evitare assembramenti. Tocca ad ognuno di noi far sì che la prevenzione funzioni. Già. Per far sì che la prevenzione funzioni, però, bisogna anche informare. E questo spetterebbere a chi ci governa. Spetterebbe, perché non sempre accade, come nel caso della diffusione dei dati relativi ai contagi in Canada.
Ma facciamo prima un salto in Italia, a mo’ di esempio. Là, ogni giorno – compresi festivi e superfestivi come Natale, Capodanno, etc. – le Regioni ricevono dai Comuni e dalle Asl tutti i numeri relativi a contagi, ricoveri, guarigioni e decessi delle ultime ventiquattr’ore e li comunicano al Ministero della Salute ed alla Protezione Civile che, a loro volta, li diffondono a livello nazionale. In questo modo ogni cittadino italiano può conoscere, praticamente in tempo reale, la situazione-Covid non solo in Italia, non solo nella sua Regione, non solo nella sua Provincia ma anche nel suo Comune. E comportarsi di conseguenza.
In Canada, soltanto il Quebec rende noti quotidianamente i dati relativi ai contagi. L’Ontario lo fa quasi sempre: quasi, perché in occasione di alcune festività i numeri non vengono aggiornati. Tutte le altre province, li pubblicano soltanto dal lunedì al giovedì (oppure al venerdì) e nel weekend c’è una sorta di black out dell’informazione che impedisce ai cittadini di “vedere” cosa stia succedendo nel loro territorio. E stiamo parlando di informazioni che riguardano la salute pubblica e che potrebbero rivelarsi preziose per prevenire – appunto – e scongiurare che il virus dilaghi come sta avvenendo, per esempio, in Alberta che, guardacaso, è una di quelle province in cui i numeri dei contagi vengono diffusi con il contagocce.
Mentre scriviamo, sono le ore 14 di martedì 12 ottobre e gli ultimi dati dell’Alberta sono datati venerdì 8 ottobre: 1.256 nuovi casi in ventiquattr’ore, un dato simile a quello dei giorni precedenti nei quali sono stati raggiunti, più volte, anche picchi di oltre 1.600 contagi giornalieri. Ora, mettiamo caso che sabato in Alberta siano stati registrati 2.000 o 3.000 casi: se i cittadini l’avessero saputo subito, forse avrebbero utilizzato quell’informazione per adeguare i propri comportamenti, evitando assembramenti, luoghi affollati o comunque prestando più attenzione del solito, per esempio al supermercato. Specie in un momento dell’anno così a rischio come quello del weekend del Ringraziamento in cui si tende ad uscire di più, ad incontrare più persone, a far festa. Invece, no. Sabato, domenica e lunedì (era festa) i cittadini dell’Alberta non sono stati informati. E, come loro, neanche quelli di molte altre province del Canada.
Suona un po’ strano, poi, sentirsi dire “fate questo, fate quello” quando i primi a non fare sono quelli che ci dicono… di fare. E pensare che basterebbe poco: pubblicare i dati tutti i giorni. Anche nei giorni festivi, perché il virus non va in vacanza. A noi viene chiesto tanto, giustamente, per il bene di tutti. Voi dateci almeno il minimo.
Foto di Guido Hofmann da Unsplash