Canada

Trudeau: “Chi attacca i cinesi è razzista”

TORONTO – È isolato e passa all’attacco: dopo che tutti – analisti politici, esponenti dell’opposizione e persino alleati come il leader dell’NDP Jagmeet Singh – gli hanno consigliato di aprire una commissione d’indagine pubblica sulle (presunte) interferenze della Cina sulle elezioni federali canadesi, il primo ministro Justin Trudeau va avanti per la sua strada e, nel difendere il deputato liberale cinese finito nella bufera, accusa di razzismo chi sostiene tale ipotesi e non risparmia “frecciatine” al CSIS, il Canadian Security Intelligence Service, “reo” di averlo avvertito della possibilità di un’infiltrazione cinese nella politica del Canada.

Come abbiamo scritto nell’edizione di ieri, Global News ha riferito che Han Dong, deputato liberale di Toronto, avrebbe beneficiato dell’aiuto del Consolato della Cina nell’ottenere la nomina, da parte dei Liberali, come candidato del partito in vista delle elezioni del 2019. E sarebbe fra quelli che avrebbero ricevuto anche aiuti economici per arrivare all’elezione. Indicazioni, queste, che sempre secondo Global News emergerebbero dai rapporti che il CSIS aveva inviato al governo federale, consigliando ai Liberali di non consentire a Dong di candidarsi.

Ma il primo ministro, in riferimento ai quei rapporti, parla di “falso”, per poi aggiungere: “In una democrazia libera, non spetta ai funzionari della sicurezza non eletti imporre ai partiti politici chi possono o non possono candidare”.

Poi, passa alla difesa di Han Dong: “È un membro eccezionale del nostro team ed il Canada dovrebbe accogliere i membri di 1,7 milioni di persone della diaspora cinese che vogliono candidarsi a cariche pubbliche. Le ‘voci’ secondo le quali non è fedele al Canada non dovrebbero essere prese in considerazione”, ha detto Trudeau, aggiungendo che “siamo straordinariamente fortunati e felici di avere un membro del Parlamento come Han Dong, in mezzo a noi, al servizio della sua comunità, al servizio del nostro Paese, insieme a parlamentari cinesi canadesi provenienti da diverse parti del Paese”.

Infine, l’affondo: “Una delle cose che abbiamo visto, purtroppo, negli ultimi anni è un aumento del razzismo anti-asiatico legato alla pandemia ed alle preoccupazioni sollevate o sorte sulla lealtà delle persone”, ha detto Trudeau.

Dong, che è deputato di Don Valley North a Toronto, ha a sua volta risposto alle accuse, lunedì, attraverso un comunicato. “Respingo fermamente le insinuazioni nei resoconti dei media che affermano che ho avuto un ruolo nell’interferenza offshore e mi difenderò vigorosamente da tali affermazioni inesatte e irresponsabili”, ha scritto Dong, sottolineando che il suo team non ha visto alcuna indicazione di ciò che secondo Global News sarebbe avvenuto. “I miei team di nomina e di campagna elettorale non hanno trovato alcuna indicazione di irregolarità o problemi di conformità riguardanti la mia candidatura o la mia elezione”.

Trudeau, da parte sua, già nei giorni scorsi aveva fatto capire – seppur non rispondendo in modo chiaro alle domande dei giornalisti che lo incalzavano sul caso-Cina – che non sarebbe stata aperta alcuna commissione d’indagine pubblica. “È una cosa davvero importante che i canadesi siano così interessati a garantire che i nostri principi di democrazia e la nostra pratica della democrazia continuino ad essere protetti”, aveva aggiunto. Nessuna indagine pubblica, però.

Nella foto in alto, il primo ministro Justin Trudeau durante un comizio a Markham-Unionville nella comunità cinese: c’è anche Han Dong e la foto è tratta dalla sua pagina Instagram @handongontario

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