Canada

Economia canadese in stallo,
a dicembre prima contrazione:
allerta recessione

TORONTO – Arrivano i primi segnali di una possibile futura recessione in Canada. Secondo i dati presentati ieri da StatsCan, l’economia del nostro Paese ha registrato una crescita zero nell’ultimo trimestre del 2022, dopo cinque aumenti consecutivi segnati in precedenza. Ma non solo, i dati relativi al singolo mese di dicembre parlano di un arretramento in territorio negativo, con la crescita del Prodotto interno lordo che segna un meno 0,1 per cento. Numeri, quelli pubblicati ieri dall’Agenzia nazionale di statistica, che confermano come l’economia canadese si trovi nel bel mezzo di una congiuntura estremamente delicata, di pari passo con l’economia mondiale che a livello globale ha segnato il passo e si avvia verso una stagione di rallentamento generalizzato.

I dati dell’ultimo trimestre non sorprendono più di tanto gli analisti, che avevano previsto già da un po’ di tempo il raffreddamento della crescita del nostro Pil. Tanti, troppi i fattori negativi che pesano a livello locale e, soprattutto, a livello globale che hanno zavorrato la crescita di molti comparti del nostro tessuto produttivo. In aggiunta, il clima di forte instabilità provocato dal conflitto in Ucraina – da poco abbiamo superato l’anniversario di un anno dall’inizio dell’invasione russa – ha avuto di riflesso una lunga serie di conseguenze che hanno penalizzato la nostra economia: crescita dei prezzi dei prodotti energetici, difficoltà nelle catene di approvvigionamento e una generalizzata perdita del potere di acquisto dei consumatori canadesi.

E qui si torna al punto di partenza: l’ondata inflazionistica che ha colpito il Canada così come il resto del mondo occidentale. La crescita incontrollata del costo della vita ha provocato dei forti scossoni, limitati solo in parte dal giro di vite deciso da Bank of Canada, che dal marzo del 2022 ha alzato per otto volte consecutive i suoi tassi d’interesse, fino ad arrivare a quota 4,50 per cento: livello mai raggiunto dal lontano 2009.

E se il rialzo del tasso di sconto ha in qualche modo limitato e riportato sotto controllo l’inflazione, l’intera economia ha dovuto rallentare. I prestiti creditizi sono diventati più onerosi per gli imprenditori, gli investimenti sono calati alimentando un circolo vizioso che ha avuto delle ripercussioni dirette anche nella crescita del Prodotto interno lordo.

Ora, la grande domanda sulla bocca di tutti gli economisti è quella relativa alla recessione: arriverà? E se sì, quando e quanto sarà profonda? Stando ai dati preliminari offerti ieri da Statistics Canada, a gennaio potrebbe esserci un nuovo ritorno in territorio positivo: numeri questi da prendere con le molle, visto che si tratta di valori parziali e incompleti. Ma l’impressione generale è che la nostra economia, così come quella delle altre potenze occidentali, dovrà affrontare una fase recessiva complessa e dagli sviluppi incerti. Il governo federale, che in queste settimane sta gettando le linee guida della prossima manovra economica, ha già messo in preventivo uno stretta generalizzata e nella futura manovra saranno proprio presenti delle misure finalizzate a riavviare la nostra economia, a sostenere e stabilizzare la crescita e ad ammortizzare gli inevitabili scossoni provocati dalla possibile recessione. In ogni caso ne sapremo di più con i dati definitivi di gennaio e con quelli di febbraio.

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