Canada

Un canadese su 5
non mangia per risparmiare

TORONTO – C’è chi usa i coupon-sconto, chi diminuisce gli sprechi domestici, di compra cibi più economici e meno salutare ma c’è anche chi salta i pasti: lo fa un canadese su cinque. Le famiglie, dunque, le stanno provando proprio tutte per risparmiare, nel bel mezzo di una crisi che vede i prezzi continuare a salire: anche se il tasso di inflazione annuale del Paese è sceso leggermente al 6,9% a settembre, il costo dei generi alimentari ha infatti proseguito la sua corsa, raggiungendo un aumento dell’11,4% rispetto ad un anno fa (ad un ritmo che non si vedeva dal 1981). Fare la spesa, ormai, è diventata un’impresa.

A dipingere l’inquietante quadro è un sondaggio effettuato dal CHASR, Canadian Hub for Applied and Social Research, presso l’Università del Saskatchewan e condotto dal 6 settembre al 17 ottobre su un campione di 1.001 canadesi ai quali è stato chiesto: “Quali strategie adottate per far fronte all’aumento dei costi alimentari?”.

Ebbene, la maggior parte degli intervistati in ha affermato di utilizzare coupon o di cercare sconti e promozioni per far fronte all’aumento dei costi alimentari; quasi il 59 per cento cercare di sprecare meno alimenti a casa; il 54% pianifica meglio i pasti per assicurarsi di avere fondi adeguati per il cibo;
poco più del 30% ha affermato di consumare cibi meno salutari perché più economici; ma il dato più inquietante è quel 20% che salta i pasti per risparmiare.

C’è poi, addirittura, un 5% che ruba il cibo per necessità e una pari percentuale che utilizza un banco alimentare o comunitario.

“Alberta e Saskatchewan hanno alcuni dei più alti tassi di utilizzo di banchi alimentari in tutto il Canada”, affermato Jessica McCutcheon, direttrice associata dell’hub di ricerca. “A Saskatoon – le fa eco Laurie O’Connor, direttore esecutivo di Saskatoon Food Bank and Learning Center – il numero di persone che utilizzano il banco alimentare è tra i più alti che il personale abbia mai visto. E c’è anche un preoccupante aumento del numero di studenti e anziani che entrano”, aggiunge. “Sempre più persone stanno letteralmente ‘lottando’ per procurarsi cibo per sé e per le loro famiglie poiché i prezzi nei negozi di alimentari aumentano in una misura che è ormai fuori dalla loro portata”.

Secondo un recente rapporto di Food Banks Canada, a marzo ci sono state quasi 1,5 milioni di visite ai banchi alimentari, una cifra superiore del 15% rispetto al numero di visite registrate nello stesso mese dell’anno scorso e del 35% in più rispetto alle visite del marzo 2019, prima che esplodesse la pandemia di Covid-19.

Sono soprattutto i residenti nelle province delle praterie a vedersi costretti a ricorrere alle misure di emergenza per il cibo, in particolare i giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni, che risultano avere maggiori probabilità di utilizzare un banco alimentare o comunitario e che sono meno propensi a ritenere di potersi permettere di seguire una dieta equilibrata. Va meglio alle persone di età compresa tra i 35 ed i 54 anni che utilizzano di più i coupon e cercano di approfittare di sconti e promozioni. In Quebec, invece, ben il 95% degli intervistati ha affermato di potersi permettere una dieta equilibrata. “Potrebbe essere perché il Quebec ha una rete di sicurezza sociale più solida con le sue politiche”, sottolinea McCutcheon.

E proprio su questo punto, i sondaggisti hanno chiesto quali strategie, secondo loro, dovrebbe adottare il governo per affrontare l’emergenza alimentare. La maggior parte degli intervistati propone l’aumento dei fondi per gli orti comunitari, i banchi alimentari e l’attuazione di un programma alimentare scolastico salutare universale, ma anche il sostegno ai sussidi per i generi alimentari per le famiglie a basso reddito e il sostegno ad agricoltori e produttori.

La maggior parte degli intervistati – più del 79 per cento – auspica un aumento del salario minimo nelle proprie province. Ma secondo O’Connor, per affrontare l’insicurezza alimentare non bastano neanche gli aumenti salariali: “Bisogna affrontare le cause profonde della povertà”.

Foto di Jeremy Smith da Pixabay

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