Canada

Soltanto India, Cina e Usa inquinano più del Canada

TORONTO – Altro che “carbon tax”! Il più grande inquinatore in Canada non è l’uomo, ma un fenomeno naturale chiamato “fuoco”. Secondo un nuovo studio, infatti, gli incendi che hanno devastato la foresta canadese lo scorso anno hanno prodotto più emissioni di carbonio rispetto alla combustione di fossili in tutti i Paesi del mondo, tranne tre: solo India, Cina e Stati Uniti hanno inquinato di più.

Stando alla ricerca, pubblicata mercoledì sulla rivista scientifica “Nature” (potete leggerla qui), con 647 megatonnellate, il carbonio rilasciato nei roghi divampati lo scorso anno in Canada ha superato quello di sette dei dieci maggiori emettitori nazionali nel 2022. E sempre secondo lo stesso studio, il clima caldo e secco diffuso è stato il principale motore della diffusione degli incendi. Non solo: tali temperature probabilmente diventeranno tipiche entro tre decenni, cioè entro il 2050, e questo solleva ulteriori preoccupazioni sulla vitalità a lungo termine della foresta canadese come “sink di carbonio”, che assorbe più carbonio di quanto ne rilascia nell’atmosfera.

Le emissioni degli incendi, però, non vengono prese in considerazione dai Paesi mentre si sforzano di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi per evitare che le temperature aumentino di oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. “Se il nostro obiettivo è davvero quello di limitare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, dobbiamo adattare la quantità di carbonio che possiamo emettere attraverso la nostra economia, corrispondente a quanto carbonio viene assorbito o non assorbito dalle foreste”, commenta Brendan Byrne, scienziato atmosferico della Nasa ed autore principale dello studio in questione.

Un altro studio della scorsa settimana, sempre su “Nature” (potete leggerlo qui), ha documentato le condizioni che hanno portato agli incendi. Secondo la ricerca, questi includono lo scioglimento della neve insolitamente precoce, condizioni di siccità persistente nel Canada occidentale ed un giugno caldo e secco nel Canada orientale. L’indice meteorologico del fuoco – che misura i fattori che rendono più probabile l’incendio, come le condizioni di siccità ed il caldo – è stato il più alto da quando è stato registrato per la prima volta nel 1940, ha affermato Piyush Jain, ricercatore del Canadian Forest Service ed autore principale di quello studio. “Abbiamo letteralmente visto il fuoco da una costa all’altra”, ha detto Jain, citando gli incendi sull’Isola di Vancouver e su Halifax. Lo stesso ha poi aggiunto che, secondo i dati preliminari, anche la stagione del 2024 è già molto al di sopra della media in termini di superfici bruciate.

Un rapporto sullo stato degli incendi boschivi realizzato nel Regno Unito all’inizio di questo mese e pubblicato dallaUniversity of East Anglia  di Norwich, UK (potete leggerlo qui), ha calcolato che se non tagliamo le emissioni, il tipo di stagione degli incendi estremi osservata in Canada nel 2023 sarà da 6 a 11 volte più probabile entro il 2100. Insomma, è come un cane che si morde la coda: più noi inquiniamo, più creiamo le condizioni perché aumenti il numero degli incendi che, a loro volta, inquineranno. Da serbatoio di carbonio a fonte di carbonio, la foresta canadese è a un punto di svolta.

Nella foto in alto, un incendio in Alberta (foto da Twitter X – @AlbertaWildfire)

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