Canada

Sanità allo sfascio,
nuovo sos dei premier

TORONTO – La sanità pubblica è in ginocchio, ma il governo federale continua a girarsi dall’altra parte nonostante i continui “sos” dei premier provinciali: l’ultimo, in ordine di tempo, venerdì scorso, quando i governatori delle province canadesi hanno presentato un appello congiunto al primo ministro Justin Trudeau, chiedendogli un incontro “urgente” per “trovare un accordo” sul finanziamento dell’assistenza sanitaria prima del bilancio federale di primavera.

I premier hanno ribadito la loro posizione – ripetuta ormai numerose volte, come al vertice di Vancouver di poco più di un mese fa – secondo la quale Ottawa non starebbe pagando la sua giusta quota dei costi sanitari. “Sono passati più di due anni da quando i premier hanno delineato pubblicamente la nostra proposta per un nuovo partenariato di finanziamento, ma sfortunatamente, nonostante le rassicurazioni, non abbiamo ricevuto alcuna risposta significativa dal governo federale”, ha affermato il premier del Manitoba, Heather Stefanson, l’attuale presidente del Consiglio di Federazione che rappresenta i 13 premier canadesi. “Non ci sono state proposte federali, riunioni o dialoghi sostanziali e nessun progresso reale. Abbiamo bisogno di una riunione urgente dei primi ministri per discutere di queste questioni critiche”, ha detto.

Ma il vice primo ministro e ministro delle Finanze, Chrystia Freeland, ha ancora una volta “rigirato la frittata”, (non) rispondendo indirettamente all’appello dei premier: “Comprendiamo che i canadesi sono davvero preoccupati, frustrati e spaventati, in molte parti del Paese, per lo stato del sistema sanitario, e sappiamo che dobbiamo lavorare insieme per renderlo migliore – ha detto Freeland ai giornalisti durante un evento a Toronto venerdì – e, sì, questo significa qualche investimento in più, ma significa anche concentrarsi sull’essere sicuri di ottenere i risultati che i canadesi si aspettano giustamente da noi solo da quegli investimenti”.

Più concreti i premier provincuiali, che hanno chiesto senza troppi giri di parole un aumento di 28 miliardi di dollari al Canada Health Transfer, che dovrebbe portare il contributo federale ai costi sanitari dall’attuale 22% al 35%.

Il premier dell’Ontario, Doug Ford, ha affermato che il problema principale in ogni parte del Paese è proprio l’assistenza sanitaria, poiché i pronto soccorso ospedalieri lottano per far fronte a significativi picchi di pazienti, “grazie” ad una tripletta di infezioni da influenza, virus respiratorio sinciziale (RSV) e COVID-19.

Ecco perché i premier vogliono un incontro il prima possibile nel nuovo anno, per garantire che qualsiasi accordo sul finanziamento sia incluso nel budget della primavera 2023 di Ottawa.

“Niente dovrebbe essere più importante per il primop ministro dell’incontro con i tredici premier. Questa è la linea di fondo”, ha detto Ford. “Non dovrebbe essere così difficile sedersi, conversare e concludere un accordo. Questo è quello che chiediamo”.

Da parte sua, Justin Trudeau, aveva già risposto – dopo il vertice di Vancouver- che gettare soldi in un “sistema rotto” non è la risposta, ma piuttosto le province devono accettare cambiamenti per migliorare i servizi sanitari disponibili per i canadesi. La domanda sorge spontanea: se il “sistema” è “rotto”, come si aggiusta senza soldi?

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