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I talebani: “Niente sport
per le donne afghane”

KABUL – Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vale per tutti i lupi, anche quelli talebani. E così, dopo i primi “proclami” (“siamo cambiati”, “rispetteremo il popolo afghano”, “le donne avranno ruoli di governo”, etc, etc.), giorno dopo giorno è venuta fuori la verità.

Prima, l’uccisione del comico Khasha Zwan, colpevole di ironizzare sui comportamenti dei talebani in alcuni video pubblicatri sui social network. Poi, quella del cantante afghano Fawad Andarabi. “La musica è vietata”, hanno sentenziato i talebani. Quindi, i vari divieti imposti alle donne, a partire dalle giornaliste: niente volti femminili nei notiziari. Un’escalation, tant’è che nel frattempo il prezzo del burqa, che copre la donna dalla testa ai piedi lasciando solo una “retina” all’altezza degli occhi, è salito alle stelle: è tornato “di moda”, per evitare guai. L’altro ieri, con l’insediamento ufficiale del governo islamico, è emersa l’ennesima bugia dei “nuovi” talebani: nemmeno una donna nell’esecutivo.

Ieri, l’ultima “novità”: niente sport per le donne nell’Afghanistan guidato dai talebani. Perché “non è necessario”. E perché durante l’attività sportiva “potrebbero scoprire il volto e il corpo”. Parole del vicecapo della commissione culturale dei talebani, Ahmadullah Wasiq, che ha spiegato all’emittente australiana Sbs perché le donne afghane non potranno più praticare sport. Nemmeno nella squadra femminile di cricket.
“Non credo che alle donne sarà permesso di giocare a cricket perché non è necessario che le donne giochino a cricket – ha detto Wasiq-. Nel cricket potrebbero affrontare una situazione in cui il loro viso e il loro corpo non saranno coperti. L’Islam non permette che le donne siano viste così. Siamo nell’era dei media – prosegue -, ci saranno foto e video. E poi la gente le guarderà. L’Islam e l’Emirato Islamico non consentiranno alle donne di giocare a cricket o di praticare un tipo di sport in cui vengono esposte’’.

Meno male che Zakia Khudadadi è riuscita a scappare nei primi giorni della presa di Kabul. Lei, 23 anni il prossimo 29 settembre, atleta afghana paralimpica di taekwondo, aveva il sogno di partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo ed è riuscita a coronarlo grazie ad una fuga rocambolesca che l’ha portata, con l’aiuto della comunità internazionale, prima a Dubai, poi a Parigi e infine a Tokyo dove è stata la prima atleta di taekwondo a rappresentare l’Afghanistan alle Paralimpiadi. Il 2 settembre, Khudadadi ha gareggiato nella classe K 44 femminile – 49 kg, che include atleti con amputazione unilaterale del braccio, arrivando fino ai quarti di finale dopo la partita degli ottavi di finale.

Un bello “schiaffo” ai talebani, da una donna che sono si arrende come quelle che anche ieri sono scese in piazza a Kabul, per il terzo giorno consecutivo. “Un governo senza donne fallisce”, “vogliamo lavoro, istruzione e libertà”, si leggeva su diversi cartelli innalzati durante la marcia. Le immagini della protesta sono state diffuse sui social. I media afghani non hanno riferito della marcia, dopo che alcuni giornalisti che seguivano la protesta sono stati arrestati. I talebani hanno infatti reagito con violenza, picchiando e sparando in aria. Così sarebbe accaduto anche in altre proteste che si sono svolte a Herat, Ghazni e Faizabad.

I talebani hanno anche arrestato e picchiato cinque giornalisti di un popolare quotidiano di Kabul, Etilaatroz, giornale diffuso in forma cartacea e online, noto per le inchieste e gli approfondimenti: lo ha denunciato su Twitter l’editore, Zaki Daryabi. I giornalisti sono stati poi rilasciati, ma Daryabi ha mostrato su Twitter le foto dei segni delle percosse che hanno ricevuto. Un filmato mostra un giovane reporter incapace di reggersi da solo, che viene sostenuto da altre due al suo ingresso in ospedale. Il primo arresto era avvenuto alla manifestazione di protesta di ieri, gli altri quattro sono stati fermati in altre parti di Kabul.

Intanto, di guerra civile in guerra civile, anche nell’estrema periferia dell’Afghanistan, il Panshir, la resistenza continua. Il Fronte Nazionale del Panshir ha definito “illegale” il nuovo governo ad interim annunciato dai talebani, chiedendo alla comunità internazionale di non riconoscerlo. La sua composizione, ha proseguito la resistenza, è un “segno di inimicizia nei confronti del popolo afghano”. Ed è solo l’inizio.

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