TORONTO – “Parole, parole, parole”, cantava Mina negli anni ’70, rivolgendosi all’amante che promette e non mantiene. E sono solo “parole”, secondo gli esperti, anche quelle del primo ministro Justin Trudeau che per oggi ha convocato i leader delle maggiori catene alimentari canadesi per chieder loro di stabilizzare l’inflazione alimentare, avvertendoli che sono sul tavolo misure fiscali contro di loro nel caso in cui i canadesi dovessero continuare ad affrontare “prezzi pazzi” nei negozi di alimentari. Un piano privo di senso, secondo gli esperti, i quali sottolineanoche la costante crescita dei prezzi non dipende (soltanto) dalle catene alimentari, bensì da tutto ciò che sta a monte: la guerra in Ucraina e tutti i suoi effetti collaterali (a partire dai costi dell’energia), gli eventi metereologici estremi… fattori sui quali il governo federale non può esercitare alcun controllo.
Uno dei questi esperti è Michael von Massow, economista alimentare presso l’Università di Guelph, il quale ha dichiarato a Global News che la sua visione “cinica” del vertice dei produttori di generi alimentari è che si tratta di una proposta “vaga” e “falsa” per dare l’impressione di un’azione sui prezzi alimentari. Secondo lui, i dirigenti del settore alimentare possono essere un “bersaglio facile” per Ottawa, ma ciò non significa che essi stessi possano risolvere l’inflazione alimentare con uno schiocco di dita. Una tale visione, infatti, ignora il ruolo svolto da altri attori nella catena di approvvigionamento e fattori globali come la guerra in Ucraina. “Questo (il piano di Trudeau) non affronterà la guerra in Ucraina, non affronterà gli eventi meteorologici estremi”, ha affermato von Massow.
Oggi, comunque, si terrà il vertice convocato da Trudeau. Il presidente di Loblaw, Galen G. Weston, l’amministratore delegato di Metro, Eric La Fleche e l’amministratore delegato di Walmart Canada, Gonzalo Gebara, parteciperanno, mentre i rappresentanti della società madre di Sobey, Empire Co. Ltd. e Costco, non hanno ancora risposto, secondo quanto riferisce Global News. Anche Sylvain Charlebois, direttore dell’Agri-Food Analytics Lab della Dalhousie University, parteciperà alla riunione di oggi. E condivide l’analisi di Massow. Entrambi hanno infatti dichiarato a Global News che se venissero implementate una tassa sulle entrate inaspettate o altre misure “punitive”, come ha lasciato intendere Trudeau, probabilmente non avrebbero l’effetto di abbassare i prezzi nei negozi di alimentari. Anzi. Secondo Charlebois, eventuali oneri fiscali aggiuntivi imposti ai negozi di generi alimentari verrebbero probabilmente trasferiti ai consumatori stessi, quibndi peggiorerebbero la situazione.
Il “piano” di Trudeau, insomma, sembra più che altro un tentativo di recuperare credibilità, visti gli ultimi disastrosi sondaggi che vedono i Liberali del primo ministro indietro di quindici punti in percentuale rispetto ai Conservatori, quanto a gradimento degli elettori.
Intanto, la corsa dei prezzi prosegue: l’ultimo indice dei prezzi al consumo di Statistics Canada ha mostrato che l’inflazione è aumentata del 3,3% su base annua a luglio, mentre i prezzi dei prodotti alimentari al supermercato sono aumentati dell’8,5% nello stesso mese. Sebbene ancora elevato, questo valore è rallentato rispetto agli aumenti annuali dei prezzi del 9,1% a giugno e di oltre l’11% lo scorso autunno. Ma si tratta comunque di un salasso.
Foto di Jeremy Smith da Pixabay
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