Canada

Terremoto politico a Ottawa, passo indietro di Freeland

TORONTO – Terremoto politico a Ottawa. Ieri mattina, durante la conferenza stampa organizzata dal ministro Sean Fraser per annunciare le sue dimissioni e a poche ore dalla presentazione del tanto atteso update economico autunnale in parlamento, è piombato il clamoroso passo indietro del ministro delle Finanze e vice primo ministro Chrystia Freeland. Il governo liberale adesso traballa per davvero, con Justin Trudeau che in un solo colpo perde il suo braccio destro e ministro chiave dal 2015 e deve rinunciare al titolare del dicastero che si occupa della delicata crisi abitativa che sta attanagliando il Canada negli ultimi due anni. Nel delicato portafoglio finanziario la Freeland è stata sostituita da Dominic LeBlanc. Ma la bomba di giornata è rappresentata dall’addio al governo della Freeland, soprattutto per le modalità in cui sono state annunciate le dimissioni. Una notizia che potrebbe avere delle conseguenze più gravi: al momento in cui andiamo in stampa si stanno rincorrendo delle voci sulle possibili dimissioni dello stesso Trudeau. L’ormai ex ministro delle Finanze ha annunciato la sua rinuncia a un ruolo nell’esecutivo liberale attraverso una lettera pesantissima pubblicata sui social media. Freeland nella missiva, rivolta direttamente al primo ministro, rivela come venerdì scorso lo stesso Trudeau le aveva comunicato che le sue ore al ministero delle Finanze erano ormai contate, proponendogli un altro non precisato ruolo nel governo.

Questo, sottolinea la Freeland nella lettera, ha messo a repentaglio il rapporto di fiducia che la legava al suo leader. “Ho concluso – si legge – che l’unica soluzione onesta e percorribile era quella delle dimissioni. Per essere efficace – continua la missiva – un ministro deve essere nella facoltà di poter parlare per il primo ministro con la sua piena fiducia. Nel fare la tua decisione (rivolta a Trudeau, ndr) ha reso perfettamente chiaro il fatto io non godo più di quella fiducia e che non possiedo più quella autorità per farlo”. “Nelle scorse settimane, siamo stati in disaccordo sulla migliore strada da percorrere per il Canada”.

Parole durissime, che testimoniano di un rapporto politico ormai logoro, deterioratosi nelle ultime settimane di pari passo con le voci – mai smentite – di un possibile ingresso nel governo dell’ex governatore di Bank of Canada, Mark Carney, che verosimilmente avrebbe puntato al dicastero delle Finanze.

Ma c’è di più. Nella lettera la Freeland mette in luce come negli ultimi giorni siano emerse delle chiari divisioni tra lei e il primo ministro su come affrontare la sfida lanciata dal presidente eletto Donald Trump riguardo la minaccia di dazi doganali su tutti i prodotti canadesi del 25 per cento. “Il nostro paese – continua la missiva – oggi affronta una grave sfida. L’amministrazione entrante negli Stati Uniti sta perseguendo una politica di nazionalismo economico aggressivo, compresa la minaccia di dazi del 25 per cento. Dobbiamo prendere molto sul serio questa minaccia. Ciò significa mantenere la nostra polvere fiscale asciutta oggi, in modo da avere le riserve di cui potremmo aver bisogno per una prossima guerra tariffaria. Ciò significa evitare costosi espedienti politici, che non possiamo permetterci e che fanno dubitare i canadesi che riconosciamo la gravità del momento”.

Nella lettera la Freeland dice che ciò comporta respingere il nazionalismo economico “American First” e lavorare “in buona fede” con le province e i territori per costruire una risposta del “Team Canada”. “Inevitabilmente, il nostro tempo al governo finirà. Ma il modo in cui affronteremo la minaccia che il nostro paese deve affrontare attualmente ci definirà per una generazione, e forse più a lungo. Il Canada vincerà se saremo forti, intelligenti e uniti”. Freeland ha concluso affermando che è con questa convinzione che è stata spinta nei suoi sforzi di questo autunno per gestire la spesa della nazione in un modo che fornisca la flessibilità necessaria per affrontare le gravi sfide future.
“Sarò sempre grata per la possibilità di aver prestato servizio nel governo e sarò sempre orgogliosa del lavoro del nostro governo per il Canada e i canadesi”. Ma è nelle righe finali della lettera che si intuiscono le reali intenzioni della Freeland. L’ex ministro infatti annuncia che non si dimetterà dal parlamento e che, addirittura, ha intenzione di ripresentarsi alle prossime elezioni federali. Si tratta quindi di un chairo guanto di sfida verso Trudeau, che potrebbe tra l’altro gettare le basi per una sua futura corsa alla leadership liberale proprio per prendere il posto del primo ministro. “Non vedo l’ora di continuare a lavorare con i miei colleghi come membro liberale del Parlamento e mi impegno a candidarmi di nuovo per il mio seggio a Toronto alle prossime elezioni federali”.

In una giornata come quella di ieri, passano in secondo piano le dimissioni di un altro componente della squadra di governo, quelle di Fraser.
L’ormai ex ministro ha giustificato la sua decisione per motivi familiari, che lo porteranno a non ricandidarsi alle prossime elezioni federali.
In ogni caso è in arrivo un rimpasto di governo, che dovrebbe essere annunciato domani. Nei mesi scorsi molti ministri infatti hanno gettato la spugna: Filomena Tassi, il ministro dell’Agenzia federale per lo sviluppo economico dell’Ontario meridionale, il ministro degli Affari settentrionali Dan Vandal, il ministro dello Sport Carla Qualtrough e il ministro delle Entrate nazionali Marie-Claude Bibeau hanno tutti annunciato che non cercheranno la rielezione. Pablo Rodriguez ha lasciato il suo ruolo di ministro dei Trasporti e membro del caucus liberale a settembre per candidarsi alla leadership liberale del Quebec.

Randy Boissonnault ha lasciato il suo incarico di ministro del lavoro il mese scorso dopo settimane di domande sulle mutevoli rivendicazioni del deputato di Edmonton sull’identità indigena e sui suoi rapporti d’affari.

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