TORONTO – Il passaporto più “potente” al mondo è quello di Singapore, l’unico che consente di entrare in 195 Paesi (su un totale di 227) senza un vero e proprio Visto preventivo; l’Italia, che fino all’anno scorso condivideva tale primato proprio con Singapore e Giappone, Francia, Germania e Spagna, scende al terzo posto “perdendo” due Paesi (dai 194 dell’anno scorso ai 192 di quest’anno). Ma va peggio al Canada che, con 188 Paesi “Visa-free”, resta settimo, posizione nella quale è precipitato da alcuni anni dopo essere stato, nel 2014 (cioè un anno prima dell’inizio dell’era-Trudeau), al secondo posto.
I dati sono quelli dell’Henley Passport Index, che da quasi vent’anni (per la precisione dal 2006) classifica i passaporti più “potenti” al mondo in base al numero di Paesi accessibili senza Visto preventivo (che va distinto dall’Eta, Electronic travel authorisation, che è solo una sorta di “check in”).
La classifica del 2025, basata sui dati ufficiali dell’International Air Transport Association – IATA (potete vederla qui nella sua versione on line, oppure scaricarla cliccando qui: Henley Passport Index 2025 January Global Ranking), vede dunque Singapore “conquistare” un Paese e restare, in solitudine, al primo posto con 195 Paesi, il Giappone è al secondo con 193 (ne ha “perso” uno) e poi, al terzo posto, l’Italia insieme a Finlandia, Francia, Spagna, Germania e Corea del Sud con 192 Paesi. Seguono al quarto posto Austria, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia (191), al quinto Belgio, Nuova Zelanda, Portogallo, Svizzera e Regno Unito (190), al sesto Australia e Grecia (189), al settimo Canada, Malta e Polonia (188), all’ottavo Ungheria e Repubblica Ceca (187), al nono Estonia e Stati Uniti (186), al decimo Lituania, Lettonia, Slovenia ed Emirati Arabi Uniti (185).
La “performance” degli Stati Uniti è fra le peggiori: nell’ultimo decennio, gli Usa sono infatti scesi dal secondo al non posto della classifica. Soltanto il Venezuela ha fatto peggio, scendendo dal 30° al 45° posto in dieci anni. Annie Pforzheimer, senior associate presso il think tank di Washington Center for Strategic and International Studies, sostiene – scrive Forbes.it (qui) – che la discesa degli Usa è da attribuire alla posizione ‘America First’ del Paese. “Anche prima dell’avvento di una seconda presidenza Trump – scrive Pforzheimer – , le tendenze politiche americane erano diventate notevolmente introspettive e isolazioniste. Sebbene la salute economica degli Stati Uniti dipenda in larga misura da immigrazione, turismo e commercio, durante la campagna presidenziale del 2024 gli elettori sono stati alimentati da una narrazione secondo cui l’America può (e dovrebbe) stare da sola. In definitiva, se tariffe ed espulsioni sono gli strumenti politici predefiniti dell’amministrazione Trump, non solo gli Stati Uniti continueranno a scendere nell’indice di mobilità su base comparativa, ma probabilmente lo faranno anche in termini assoluti. Questa tendenza, insieme alla maggiore apertura della Cina, darà probabilmente origine ad un maggiore dominio del soft power dell’Asia in tutto il mondo”. Ed infatti è proprio la Cina uno dei Paesi più “scalatori” della speciale classifica dei passaporti, passando dal 94° posto nel 2015 al 60° nel 2025 con il suo punteggio senza visto in crescita di 40 destinazioni. E sempre la Cina è una delle destinazioni “Visa-free” per gli Italiani. Non lo è, invece, per i Canadesi che, a differenza degli Italiani, hanno bisogno di un visto anche per entrare in Iran, Venezuela e Vietnam, oltre che in Cina.
In fondo alla classifica troviamo infine, l’Afghanistan che ha un passaporto che permette l’ingresso solo in un numero limitato di destinazioni: appena 26. In confronto, i singaporiani possono viaggiare in 169 destinazioni in più senza visto rispetto ai titolari di passaporto afghano. È il “più grande divario di mobilità” nei 19 anni di storia dell’Henley Passport Index.
Nell’immagine in alto: la situazione dei due passaporti, italiano e canadese, nell’Henley Index (da https://www.henleyglobal.com)
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