Canada

Ombre sull’Immigrazione: forse ora i politici se ne sono accorti

TORONTO – I politici federali canadesi si sono improvvisamente “svegliati”, nel cuore dell’estate, dopo essersi accorti che il sistema dell’immigrazione in Canada non solo non funziona (i tempi delle pratiche sono inspiegabilmente infiniti), ma addirittura favorisce l’ingresso di personaggi con trascorsi inquietanti e pessime intenzioni a discapito di persone con un passato limpido, che invece devono superare mille ostacoli per ottenere permessi di lavoro, residenza permanente o cittadinanza, nonostante abbiano un lavoro e “skills” comprovate.

Un risveglio a scoppio ritardato, quello dei politici, visto che tali problemi sono da tempo sotto gli occhi di chiunque viva in Canada.

C’è voluto l’arresto di padre e figlio con l’accusa di terrorismo (entrambi immigrati: il primo ha già ottenuto la cittadinanza canadese, il secondo ancora no, coem abbiamo scritto qui: “Chi ha dato la cittadinanza a un terrorista?”) per convincere i parlamentari a riunirsi per chiedere ai ministri competenti in materia di testimoniare pubblicamente “il più presto possibile”. E pensare che appena tre mesi fa, tre giovani indiani erano arrestati con l’accusa di avere ucciso Hardeep Singh Nijjar, 45 anni, assassinato nel giugno del 2023 fuori da un tempio Sikh nel Surrey, in British Columbia, ed era emerso che uno dei tre finiti in carcere aveva ottenuto la “Visa” a tempo di record (a differenza dei “comuni mortali”) e nonostante pubblicasse foto di armi su Facebook: ma nessuno aveva gridato allo scandalo (rileggete il nostro articolo qui: Visa a tempo di record per uno dei presunti killer di Nijjar).

Ora, invece, il “risveglio”: in una riunione d’emergenza del Comitato per la Pubblica Sicurezza e la Sicurezza Nazionale della Camera dei Comuni, infatti, i membri del Parlamento di tutti i principali partiti hanno votato all’unanimità per chiamare a testimoniare i ministri della Pubblica Sicurezza, Dominic LeBlanc, e dell’Immigrazione, Marc Miller, nonché i funzionari federali competenti, a rispondere alle domande sul caso del padre e figlio accusati di terrorismo. Le “udienze” saranno sei e partiranno alla fine di agosto.

Oltre ai ministri, saranno ascoltati il commissario dell’RCMP Michael Duheme, la direttrice ad interim del CSIS Vanessa Lloyd, la presidente dell’Agenzia canadese per i servizi di frontiera Erin O’Gorman, i viceministri dei dipartimenti di Pubblica Sicurezza e Cittadinanza, nonché l’ex ministro della Pubblica Sicurezza, attualmente Alto Commissario del Regno Unito, Ralph Goodale.

Com’è noto, a luglio l’RCMP ha arrestato Ahmed Fouad Mostafa Eldidi, 62 anni, e Mostafa Eldidi, 26 anni, a Richmond Hill, Ontario, con l’accusa di essere “in fase avanzata di pianificazione di un attacco grave e violento a Toronto”. I due si trovano ad affrontare una serie di accuse legate al terrorismo, inclusa l’associazione a delinquere finalizzata a commettere un omicidio a beneficio, sotto la direzione o in associazione con lo Stato islamico Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. I due uomini dovevano comparire in tribunale ieri pomeriggio. La maggior parte delle accuse derivano da presunte attività intraprese in Canada, ma il padre è stato anche accusato di aver commesso un’aggressione aggravata all’estero nel giugno 2015 proprio a beneficio del gruppo terroristico.

La Commissione Parlamentare, adesso, esaminerà “il processo di screening di sicurezza in atto per esaminare le richieste di residenza permanente e cittadinanza, per garantire che le persone coinvolte in atti di terrorismo non possano entrare in Canada”.

Lunedì, soltanto perché sollecitato dai giornalisti, è intervenuto sulla questione anche il primo ministro Justin Trudeau, limitandosi a dire che il governo federale sta prendendo la revisione interna della situazione “estremamente sul serio”.

In alto: il ministro federale dell’Immigrazione, Marc Miller, durante un incontro con un gruppo di immigrati, nel settembre del 2023, in una foto tratta dalla sua pagina Twitter X – @MarcMillerVM

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