TORONTO – Si torna a parlare di Covid-19. Quello che sembrava un (brutto) ricordo ormai lontano, si riaffaccia con un nuovo nome in codice: EG.5, vale a dire una sottovariante del coronavirus in aumento in alcune parti del mondo e “sbarcata” anche in Canada, almeno da maggio secondo la Public Health Agency of Canada (PHAC).
Gli esperti affermano che quest’ultimo ceppo sembra essere più contagioso ed in grado di oltrepassare le nostre difese immunitarie rese (apparentemente) più forti dal mix di vaccini ed infezioni al quale siamo stati sottoposti negli ultimi tre anni, ma almeno per il momento non ci sono prove che possa causare malattie più gravi.
Secondo i primi dati della PHAC, pubblicati dalla CBC, la sottovariante EG.5 avrebbe costituito il 36% dei casi di Covid-19 in Canada tra il 30 luglio ed il 5 agosto. Inoltre, l’EG.5 è stata trovata per trentasei volte nelle acque reflue municipali del Paese tra il 15 maggio ed il 21 luglio. E se all’inizio dell’estate la maggior parte delle acque reflue presentava alcuni dei livelli più bassi di Covid-19 dall’inizio delle analisi nel 2020, a partire dal 27 luglio almeno sette dei trentanove siti monitorati dal dashboard canadese di sorveglianza delle acque reflue hanno segnalato un aumento. Inoltre, in Ontario i dati mostrano che la positività ai test è aumentata da circa il cinque per cento a quasi il sette per cento in un mese. E pure altre parti del Canada stanno registrando un leggero aumento dei casi di Covid-19.
Situazione simile negli Stati Uniti, dove si stima che l’EG.5 abbia costituito il 17,3% di tutti i casi nel Paese nelle ultime due settimane, rendendolo il ceppo più comune. Nelle ultime settimane, inoltre, anche gli Stati Uniti hanno visto un balzo di casi e ricoveri.
Non è chiaro, però, se sia la nuova variante a guidare questo aumento.
Ma che cos’è esattamente l’EG.5? Si tratta di una sottovariante di Omicron (che rimane la versione più comune del virus SARS-CoV-2 in Canada). Per capire meglio, si possono prendere come riferimento le parole di Angela Rasmussen, virologa presso l’Organizzazione per i vaccini e le malattie infettive dell’Università del Saskatchewan, la quale afferma – riporta la CBC – che Omicron è come i “bisnonni” di tutte le sottovarianti che sono seguite. “Sono tutte essenzialmente ‘Omicron’: come una famiglia con figli, nipoti e pronipoti”, ha detto la virologa.
La dottoressa Caroline Colijn, matematica ed epidemiologa presso la Simon Fraser University, ha dichiarato a CBC che le mutazioni di EG.5 probabilmente la rendono più contagiosa delle precedenti sottovarianti Omicron. La dottoressa Colijn, che è anche membro di un team interdisciplinare di ricercatori chiamato Coronavirus Variants Rapid Response Network (CoVaRR-Net), sospetta che potrebbe esserci un aumento dell’EG.5 in autunno, ma non prevede una ‘enorme ondata’ e, poiché c’è ancora molta immunità diffusa, non teme che EG.5 possa essere più grave di altre sottovarianti.
Gli scienziati della PHAC, comunque, stanno “monitorando e valutando attivamente i lignaggi EG.5” per verificare se possano o meno “cambiare la gravità o la diffusione della malattia oppure influire sull’efficacia di test diagnostici, vaccini o trattamenti per Covid-19”. Anche gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia hanno avviato una “sorveglianza speciale” sull’EG.5.
Foto da www.gomrc.it
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