Canada

Interferenze cinesi, nessuno vuole
il posto lasciato da David Johnston

TORONTO – Lo stallo continua. Sono passati due mesi dal 9 giugno, giorno in cui David Johnston annunciò le sue dimissioni dalla carica di relatore speciale sulla controversa vicenda delle interferenze straniere sul processo elettorale canadese. Sessanta giorni nei quali non sono stati fatti progressi nell’individuazione di un sostituto, sessanta giorni nei quali abbiamo toccato con mano ancora una volta come sia davvero difficile per la nostra classe politica trovare un terreno comune e, con spirito bipartisan, mettersi alle spalle le incomprensioni politiche, almeno su un tema vitale come questo.

Il passo indietro di Johnston, ricordiamolo, ha provocato un mezzo terremoto politico a Ottawa. L’ex governatore generale aveva presentato un rapporto nel quale, in sostanza, si confermava la presenza di interferenze straniere – in particolare della Cina – nelle ultime due elezioni federali ma, allo stesso tempo, si ribadiva come queste pressioni non avessero raggiunto il loro obiettivo, cioè quello di influenzare gli esiti del voto. Per questa ragione lo stesso Johnston, nelle sue raccomandazioni finali, riteneva non necessaria l’attivazione di un’inchiesta pubblica sulla vicenda.

La sua posizione era quindi stata criticata con forza da tutti i partiti di opposizioni che, con diverse sfumature, chiedevano invece la creazione di una commissione d’inchiesta con pieni poteri per far venire a galla tutta la verità. Il Partito Conservatore, in particolare, accusò lo stesso Johnston di aver avuto dei legami con il primo ministro attraverso la Trudeau Foundation. Travolto dalle polemiche, l’ex governatore generale decise di dimettersi.

A quel punto il governo, per bocca del ministro degli Affari intergovernativi Dominic LeBlanc, decise di riavviare il dialogo con le opposizioni, chiedendo di fornire una rosa di nomi per il possibile sostituto di Johnston e riaprendo anche sull’ipotesi di un’inchiesta pubblica.

Da quel momento, il silenzio assoluto. Di certo sappiamo che dietro le quinte ci sono stati degli incontri tra rappresentanti di tutti i partiti per cercare di uscire dallo stallo, senza però arrivare a risultati concreti. Secondo quanto riportato ieri dal National Post, almeno sei potenziali candidati alla sostituzione di Johnston avrebbero addirittura declinato l’offerta, dopo aver visto il trattamento riservato all’ex governatore generale.

Di fatto, sia la chiusura del parlamento per la pausa estiva sia il rimpasto di governo non hanno certo aiutato i partiti a trovare uno sbocco alla vicenda, che a questo punto sembra destinata a trascinarsi per molti mesi.

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