Cultura

Mi ritrovai in una selva… pop!

RAVENNA – Dante, solo Dante e ancora Dante. In questo 2021 che celebra il Sommo Poeta nei 700 anni dalla morte non poteva mancare un percorso eclettico che ci racconta i mille volti – usi e costumi (letteralmente) – dell’Alighieri.

La fortuna popolare – come uomo ancor prima che come autore della Commedia – comincia già in vita e, ancor più, in morte del poeta. Dal Trecento si arriva fino agli anni del vero e proprio «pop», termine sufficientemente vago ed ampio per indicare un bagaglio culturale che fa dei grandi volti, nomi, miti un prodotto per le masse nelle sue fruizioni più varie (Warhol docet). Espressioni, neologismi, perifrasi e molti versi celeberrimi sono entrati nel linguaggio comune di noi italiani, sono stati stampati nelle agende e nei calendari, nei poster e sulle magliette. Scritti sui muri, sui vasetti di marmellata o sulle latte di olio, è impossibile non riconoscerli negli spot pubblicitari, nelle canzoni, nelle vignette satiriche, in tivù o nei fumetti.

L’immagine del poeta e tutto ciò che universalmente ‘si sa’ di lui – esattamente come nel caso di Marilyn Monroe – è divenuto iconico a livello globale: il profilo dal naso aquilino, lo sguardo spesso pensieroso o arcigno, il copricapo rosso fuoco coronato dall’alloro, la sua figura allungata accompagnata da Virgilio o Beatrice lungo il ciglio di un monte o nel turbinio di soffici nuvole paradisiache. Dante, se ci pensiamo, lo vediamo – e non solo quest’anno per ovvi motivi – ovunque: dai busti nelle scuole e accademie ai monumenti nelle piazze agli oggetti più svariati che continuano a narrare i personaggi del Poema e la cronistoria del suo autore.

Tradotta in un centinaio di lingue, la Commedia si è diffusa attraverso migliaia di edizioni popolari illustrate, commenti e riassunti, riduzioni cinematografiche e parodie televisive, storie a fumetti e persino videogiochi. Dante e la sua reboante immaginazione che dall’imbuto infernale alle sfere del paradiso esalta, condanna, dipinge, canta e riassume una civiltà e una cultura a tratti così vicine, a tratti così lontane da noi, sono stati e sono un’incommensurabile fonte di ispirazione. A cura di Giuseppe Antonelli, il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna – a partire dal 9 settembre scorso ha proposto una mostra dal titolo “Un’epopea pop”, terzo e ultimo grande appuntamento espositivo del ciclo “Dante. Gli occhi e la mente” che rimarrà aperta fino al gennaio 2022.

L’esposizione è articolata in diverse sezioni: La memoria di Dante, Dante e l’immagine, Dante e la pubblicità, La divina parodia, Dante personaggio, Dante e Beatrice, con più di un centinaio di opere e oggetti tra i più disparati. Numerosissimi – com’era da aspettarselo – i contributi audio e video interattivi. Una mostra quindi dal carattere multimediale, accompagnata dalla voce dei grandi interpreti che si sono cimentati nella lectura Dantis, una delle pratiche più antiche e nobili su suolo italiano (e non solo) per rimarcare l’importanza del divino poema e renderne imperitura la memoria.

C’è il Dante personaggio che ritorna nelle trame di libri, film, giochi e videogiochi, fino alla “fortuna mnemonica” dei versi della Commedia, ripercorsa attraverso alcuni episodi chiave che vanno dal Trecento ad oggi. Troviamo il Dante simbolo dell’identità culturale italiana ed europea, la cui effigie passa dalle lire agli euro. Non manca poi l’immagine di Dante usata – già da tempo – come marchio commerciale come la celebre affiche di Olivetti, scelta come immagine della mostra.

Un percorso che ci porta a (ri)scoprire e riassaporare i mille volti di Dante Alighieri, il poeta sommo che da padre della lingua italiana è divenuto anche un simbolo in grado di riassumere tanto la bontà di una macchina da scrivere quanto quella di svariati oli – e, se fosse ancora tra noi, chissà cosa penserebbe della faccenda!

Nella foto Dante in un manifesto pubblicitario della Olivetti (Theodor Wolf, 1912)

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