TORONTO – L’inerzia del governo liberale sulla (presunta) ingerenza elettorale da parte della Cina ha fatto sì che alcuni elettori canadesi si chiedano, adesso, se ci si possa fidare dei risultati delle recenti elezioni federali. A sostenerlo è Pierre Poilievre, leader dei Conservatori, secondo il quale il primo ministro Justin Trudeau ha “ispirato molti sospetti” a causa del suo rifiuto di rispondere a domande dettagliate sul ruolo della Cina nelle campagne elettorali del 2019 e del 2021.
Poilievre afferma che l’interferenza cinese era nota ai più alti livelli di governo ma è stata “tenuta nascosta” fino a quando “coraggiosi informatori” non hanno fatto trapelare informazioni sulla sicurezza nazionale poi finite sulla stampa.
Ora, Trudeau si è rifiutato di indire un’inchiesta pubblica sulla questione, il che ha peggiorato le cose. “Cosa ha da nascondere?” chiede Poilievre. “Se vogliamo ripristinare la fiducia nella nostra democrazia, dobbiamo rispondere a queste domande e portare trasparenza”.
Trudeau ha finora evitato di indire un’inchiesta pubblica, annunciando che il suo governo nominerà presto un “relatore speciale” che deciderà se è necessaria o meno una commissione d’inchiesta per andare a fondo sulla questione. La scelta del relatore sarà annunciata nei “prossimi giorni”, ha detto martedì il primo ministro. Nel frattempo, lo stesso Trudeau ha chiesto al National Security and Intelligence Committee of Parliamentarians (NSICOP), un gruppo di parlamentari e senatori autorizzati ad occuparsi di sicurezza, di rivedere ciò che si sa sull’interferenza cinese.
Anche la commissione per la procedura e gli affari della Camera dei Comuni sta studiando la questione, per accertare se la Cina abbia cooptato alcuni candidati canadesi e incanalato illegalmente denaro in campagne locali per sostenere i parlamentari filo-cinesi.
“Siamo – e lo siamo stati per molto tempo – estremamente preoccupati per le azioni della Cina nei confronti delle nostre imprese, dei nostri ricercatori, delle comunità qui in Canada e della politica”, ha affermato Trudeau. “Questo è un problema serio che abbiamo sempre preso sul serio, quindi ci stiamo assicurando che i canadesi continuino ad avere fiducia”, ha detto. Ma un sondaggio della Leger – del quale abbiamo parlato nell’edizione di ieri – suggerisce che una considerevole minoranza di canadesi non ha molta fiducia nel sistema elettorale. Circa il 29% di tutti gli intervistati ha affermato che il sistema di voto canadese non è sicuro e la percentuale è nettamente più alta tra gli elettori conservatori: il 48%.
Trudeau ha comunque difeso la gestione dell’interferenza elettorale da parte del suo governo, ricorxdando che ha creato il gruppo Critical Election Incident Public Protocol (CEIPP) dopo le elezioni del 2015 – un gruppo indipendente di burocrati che monitorano gli “incidenti” che minacciano l’integrità di un’elezione – e ha riunito la Task Force Security and Intelligence Threats to Elections (SITE) per monitorare le minacce.
Il governo ha però anche ignorato la legislazione per implementare un registro estero: un disegno di legge che avrebbe in qualche modo danneggiato l’ex deputato conservatore Kenny Chiu lo ha reso l’obiettivo dell’interferenza cinese nel voto del 2021. I post anti-Chiu hanno infatti invaso i social media in lingua cinese durante l’ultima campagna: alcuni di quei messaggi accusavano Chiu di voler “sopprimere” la comunità cino-canadese appoggiando quel disegno di legge.
Chiu è stato poi effettivamente sconfitto alle elezioni, ma il senatore conservatore Leo Housakos ha raccolto il testimone introducendo l’S-237, un disegno di legge che istituirebbe un registro dell’influenza straniera in Canada. Un tale sistema obbligherebbe gli agenti che lavorano per conto di un governo straniero a registrare le loro interazioni con i funzionari pubblici in Canada: in caso contrario, si troverebbero a dover affrontare sanzioni penali. “Siamo rimasti molto indietro nell’accusare le persone che stanno tentando di aggirare la nostra democrazia e le nostre istituzioni democratiche ed è giunto il momento che il governo Trudeau faccia qualcosa al riguardo”, ha detto Housakos alla CBC.
Nella foto in alto, Pierre Poilievre in una foto tratta dalla sua pagina Facebook