Canada

Il ministro Miller: “Il Canada resta un Paese aperto”

TORONTO – Il ministro federale dell’Immigrazione, Marc Miller, afferma che il Canada è ancora “un Paese aperto” dopo che il governo liberale ha annunciato l’intenzione di ridurre il numero previsto di nuovi arrivati. Com’è noto, giovedì scorso, Miller – insieme al primo ministro Justin Trudeau – ha annunciato che sarà ridotto il numero previsto di nuovi residenti permanenti dai 500.000 precedentemente previsti a 395.000 nel 2025, con ulteriori tagli a 380.000 nel 2026 e 365.000 nel 2027 (leggete il nostro articolo qui). In un’intervista con “The House” della CBC, il ministro ha detto che le persone “vedono ancora molta speranza nel venire in Canada” ma “non tutti possono venire qui o possono avere il privilegio di diventare residenti permanenti e poi canadesi”. Tuttavia, “il Canada è un Paese aperto”, ha detto Miller alla conduttrice Catherine Cullen. “Penso che abbiamo capito che dobbiamo avere un sistema di immigrazione gestito che abbia senso per tutti, compresi i nuovi arrivati”.

Il nuovo piano sui livelli di immigrazione causerà un calo della popolazione dello 0,2% nei prossimi due anni, anche perché l’anno prossimo il 40% di tutti i nuovi residenti permanenti dovrà provenire “dai residenti temporanei che sono già qui”, ha detto Miller durante l’annuncio, aggiungendo che il piano “ridurrà anche il divario nell’offerta immobiliare di circa 670.000 unità” nei prossimi anni.

Gli immobiliaristi sembrano confermare tale previsione. Robert Kavcic, economista senior presso BMO Capital Markets, ha infatti affermato che l’impatto di questi tagli sarà significativo. “Passeremo da una crescita demografica dal 3,5% a zero nei prossimi due anni e questo avrà impatti di vasta portata su tutta l’economia, dall’affitto e dall’inflazione immobiliare alla spesa dei consumatori”, ha detto l’esperto a Global News, aggiungendo che negli ultimi anni si è verificato uno squilibrio tra l’offerta immobiliare e la “domanda in eccesso. A differenza dell’offerta, che impiega anni ed anni per arrivare sul mercato, la domanda può essere controllata quasi da un giorno all’altro. Ed è probabilmente quello che vedremo, se Ottawa porterà avanti questo piano, molto rapidamente”.

“Il più grande impatto immediato che ci aspettiamo di vedere dalla riduzione degli immigrati e dei residenti non permanenti sarà sul mercato degli affitti”, ha affermato Randall Bartlett, direttore senior del settore “Economia del Canada” presso Desjardins. “Ci aspettiamo di vedere che la pressione sulla crescita degli affitti si ridurrà materialmente”.

Carolyn Whitzman, ricercatrice senior nel settore immobiliare presso la School of Cities dell’Università di Toronto, ha affermato a sua volta che il Canada deve utilizzare i prossimi tre anni per sostenere l’offerta di alloggi, in particolare per coloro che hanno bisogno di alloggi fondamentali come anziani, studenti e nuovi arrivati.

“Lo scenario migliore sarebbe che il governo canadese avesse la possibilità di fermarsi e riflettere su come fissare gli obiettivi abitativi per una società in crescita ed in cambiamento. Lo scenario peggiore è che l’immigrazione sarà vista come la soluzione magica ai problemi abitativi”, ha detto. “Che il Canada accetti o meno gli immigrati, ha ancora una carenza di alloggi”. Whitzman ha dunque messo in guardia dal dare la colpa esclusivamente all’immigrazione per la crisi immobiliare del Canada: qualcosa che anche Miller ha sottolineato durante i suoi commenti di giovedì scorso. “È anche innegabile che il volume della migrazione abbia contribuito all’accessibilità economica. Ma c’è qualche sfumatura lì”, ha detto Miller. “Non si può andare in giro a dire che tutti i mali della società sono causati dall’immigrazione”. E la Whitzman ha ribadito: “Fa parte di una tendenza internazionale verso l’incolpare gli immigrati per ogni malattia sociale. Il fatto è che dobbiamo investire adeguatamente nei nostri cittadini, da qualunque parte provengano”.

Secondo il leader conservatore Pierre Poilievre, la riduzione degli obiettivi di immigrazione da parte del governo federale è stata una “massiccia ammissione di fallimento”, dal momento che il suo partito sosteneva da mesi la necessità di porre un freno all’immigrazione in Canada.

Nella foto in alto, il ministro federale dell’Immigrazione, Miller, con il primo ministro Trudeau durante la conferenza stampa di giovedì scorso (da Twitter X – @MarcMillerVM)

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