Canada

Trudeau costretto ancora a fare i conti con la rivolta interna e i sondaggi

TORONTO – Mentre non si spengono gli echi della rivolta interna, un nuovo sondaggio conferma le difficoltà di Justin Trudeau. Nell’istantanea scattata ieri da Abacus Data il Partito Liberale si trova ad inseguire i conservatori con uno svantaggio di 22 punti percentuali. Una forbice, quella che distanzia i due partiti, che al contrario delle speranze del leader libera continua ad aumentare con il passare delle settimane, in una fase dove invece il primo ministro avrebbe un disperato bisogno di invertire la rotta e ricucire un rapporto con l’elettorato canadese che appare sempre più compromesso.

Secondo il sondaggio presentato ieri, se si votasse in questo momento il Partito Conservatore raggiungerebbe quota 44 per cento, incassando un numero sufficiente di deputati per la formazione di un solido governo di maggioranza. Il Partito liberale, al contrario, non riesce a fare presa sull’elettorato e incassa solamente il 22 per cento delle intenzioni voto. L’Ndp guidato da Jagmeet Singh – e questo è una costante degli ultimi mesi – non riesce a capitalizzare le difficoltà del partito del primo ministro e rimanere ancorato al 18 per cento.

Anche a livello regionale i rapporti di forza confermano come la voglia di cambiamento nel Paese, dopo nove anni e mezzo di governo Trudeau, sia estremamente radicata. I conservatori sono nettamente in vantaggio in tutte le Province ad eccezione del Quebec, dove è in testa con il 38 per cento il Bloc Quebecois. Ma anche nella provincia francofona – e questo non accadeva da parecchio tempo, i conservatori sono in vantaggio rispetto ai liberali: il partito di Poilievre cattura infatti il 25 per cento delle intenzioni di voto, mentre i liberali seguono con il 24 per cento. Poilievre inoltre è in testa in tutte le fasce d’età dell’elettorato canadese, in netto vantaggio anche in quei settore dell’elettorato – i più giovani – che in tutti questi anni hanno sostenuto con forza Trudeau.

Male, molto male per il primo ministro anche la valutazione che l’elettorato canadese dà all’azione di governo. Secondo Abacus Data solo il 25 per cento degli intervistati ritiene che in questo momento il Paese stia andando nella giusta direzione, contro il 63 per cento del campione che, al contrario, dà un giudizio estremamente negativo. Bocciata in toto l’azione di governo: il livello di approvazione dell’esecutivo liberali si ferma al 24 per cento, mentre il 61 per cento degli intervistati fornisce una valutazione negativa.

Di fronte a questa situazione, con il partito destinato ad inseguire i conservatori, continuano anche i guai interni per Trudeau. La rivolta di mercoledì scorso, quando 24 deputati durante il caucus federale hanno chiesto al primo ministro di dimettersi, non è stata completamente sedata. Scade infatti oggi l’ultimatum lanciato dai ribelli: resta da capire, nel caos in cui Trudeau non accetti le loro richieste, cosa decideranno di fare. È invece fissata a domani la scadenza del Bloc Quebecois sulla richiesta di approvazione di due progetti di legge – su pensioni minime e settore dei latticini – indicati dai blocchisti come conditio sine qua non per il sostegno al governo, con la minaccia della possibile presentazione della mozione di sfiducia.

Insomma, il primo ministro si trova in una situazione davvero poco invidiabile: i sondaggi continuano a essere negativi, le opposizioni sono sul piede di guerra e i liberali sono divisi sulla direzione che il partito dovrà prendere. Anche perché tra un anno esatto si andrà a votare: le premesse non sono certe delle migliori.

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