Il Commento

Toronto, la città
dei superlativi mal applicati

TORONTO – Non è vero, credetemi. NO. Non sto spargendo sale sulle ferite subite dai tifosi di hockey dei Maple Leafs. Come molti ragazzi pre-adolescenti e adolescenti, all’epoca trascorrevo le mie giornate nell’arena di hockey su ghiaccio, all’aperto, gestita dalla Città.

Aspettavamo la nostra occasione per sviluppare e mettere in mostra le nostre abilità tra le centinaia di aspiranti superstar che la pensavano allo stesso modo e che affollavano le piste di ghiaccio tutti insieme, ed allo stesso tempo. “Maple Leafs Forever”, scritto dal padre del rocker Neil Young, era materiale di lettura di rigore per ogni aspirante di carriera come militante dell’NHL.

Frank Mahovlich, superstar dei Leafs, poi senatore in Parlamento, autografò la busta contenente una borsa di studio/premio di accettazione – non per l’hockey – quando mi sono “diplomato” alla scuola elementare e per seguire studi al liceo De La Salle Oaklands.

Sto divagando: stiamo parlando di ciò che rende Toronto [una delle] più grandi città del mondo. Sicuramente, le ragioni devono includere il fanatismo degli ultras come precondizione per la residenza. È difficile contrastare il conseguente ottundimento dell’analisi critica.

Ci sono eccezioni, ovviamente. Alla chiusura delle iscrizioni di venerdì, non meno di 102 candidati avevano soddisfatto i requisiti [di base] richiesti dal commissario elettorale per elencarli come aspiranti legittimati alla carica di sindaco.

A nessuno di loro viene chiesto di essere una superstar. Nessuno di loro ha nemmeno menzionato la persona più responsabile di queste elezioni. Come tutti sanno, si è tenuta un’elezione proprio lo scorso ottobre, quando il campo di candidati non era così affollato e l’affluenza alle urne arrivò solo al 29%. Le cose andavano così bene?

Improbabile; questa volta, potremmo effettivamente scoprire i “piccoli sporchi segreti” di Toronto che hanno mantenuto la critica dell’ovvio sotto un mantello di silenzio. Ora, alcune parole ricorrono più spesso del dovuto nei confronti del Consiglio Comunale e del suo governo: indifferenza, incompetenza e corruzione.

Questo è il problema che i 102 sperano di affrontare. Il compito non sarà facile. Molte agenzie o “partnership”, di proprietà o di amministrazione comunale, sono gestite o governate da Consigli di Amministrazione (CdA) la cui appartenenza è determinata e comprende  membri del Consiglio Comunale. L’ente responsabile per i trasporti pubblici (TTC) è una fra le più importanti.

Dei dieci membri del CdA della TTC, sei (compreso il presidente) provengono dal Consiglio Comunale e quattro dal pubblico. Il CdA nomina poi un Vicepresidente tra i membri pubblici. Ai membri può essere corrisposto un compenso (o un onorario) stabilito dal Consiglio Comunale.

Gli attuali membri del CdA della TTC saranno presenti, qualunque cosa accada nella corsa al sindaco, almeno fino alla fine del 2024. A partire dall’8 dicembre 2022, essi sono: Jon Burnside, Ward 16 Don Valley East; Paul Ainslie, Ward 24 Scarborough-Guildwood; Stephen Holyday, Ward 2 Etobicoke Centre; Nick Mantas, Ward 22 Scarborough-Agincourt; e Chris Moise, Ward 13 Toronto Centre.

Anche se potrebbe essere ingiusto ritenere gli attuali membri (nominati solo lo scorso novembre) responsabili del disordine che è diventato il nostro sistema di trasporto pubblico, il pubblico/consumatore si concentrerà sempre più su chi è legalmente responsabile.

Riguardo i trasporti pubblici, la nostra città adesso si classifica come i Maple Leafs nel livello di chi ha massimi potenziali e produce minimi risultati.

L’immagine in alto è tratta dalla pagina Facebook della TTC

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