TORONTO – Tenetela fuori.
Non è una questione così difficile. La fiduciaria Theresa McNicol è stata effettivamente espulsa dal “caucus”, non dall’incarico! È un principio parlamentare applicabile a tutti i titolari di cariche elettive, ai quali l’elettorato “dà” la carica da ricoprire, soggetta alla convenienza di chi gliela ha attribuita.
I titolari di cariche operano all’interno di una infrastruttura che si attiene ad una procedura definita per il processo decisionale, che rispetta l’autorità legislativa (statutaria) e che soppesa i concetti di equità ed equilibrio.
Nel settembre del 2023, l’YCDSB, in seguito alla ricezione e alla pubblicazione di un rapporto da parte di un investigatore terzo, JMJ, sul sito web del consiglio per l’esame da parte degli amministratori, ha stabilito che Mc Nicol era “colpevole di discriminazione” nei confronti dei suoi colleghi. La manifestazione suggeriva “odio” fondato su basi etniche cioé la loro origine italiana.
Alcuni fiduciari – la maggioranza – hanno votato per misure che equivalevano all’espulsione dal caucus (non volevano più lavorare con lei) ma non dall’incarico.
Ciò accade, periodicamente, nei sistemi parlamentari quando il leader di un partito, o il caucus di un partito, perde la fiducia in un membro costituente. L’ex deputato John Nunziata fu uno degli esempi più eminenti quando fu espulso dal caucus liberale nel 1996 per aver sfidato la leadership sulla questione della GST. Rimase in carica elettiva fino alle elezioni successive.
Dinanzi ai giudici Backhouse, Sachs e Sheard, il 23 aprile, Mc Nicol ha chiesto alla Divisional Court di reintegrarla. Attraverso il suo avvocato, ha affermato che l’YCDSB non aveva seguito le procedure, era stato gravemente ingiusto nell’applicazione delle sanzioni e aveva oltrepassato la sua autorità statutaria.
I giudici, in particolare il giudice Sachs, si sono concentrati su questioni di diritto (procedura legale e amministrativa). A questo osservatore sembrava che stessero testando se una delle parti avesse “aggirato” o ignorato i rimedi potenzialmente disponibili tramite reclami presentati su questioni relative al Codice di Condotta per Fiduciari.
Gli avvocati dell’YCDSB hanno insistito che si trattasse di qualcosa di più. Però, prima, hanno affrontato ciascuna delle proteste di Mc Nicol per dimostrare che il Consiglio si era comportato apertamente, in piena trasparenza, e nell’ottica di tutelare anche la reputazione di due soggetti non immediatamente rappresentati, come convenuti in udienza: la comunità italiana di genitori, insegnanti e studenti, i cui numeri preponderanti assicurano la sopravvivenza fiscale del Provveditorato, e, l’autorità del magistero, il cui sostegno costituisce una licenza per le operazioni.
È interessante notare che il consulente legale di Mc Nicol si è concentrato sulla presunta violazione dei suoi diritti secondo il Codice dei diritti umani (HRC). I diritti confessionali (DR) esercitati nell’ ambito dello Statuto, della Carta e della Legge sull’istruzione prevalgono sull’HRC. Molti insistono sul fatto che il Codice di Condotta richiesto dall’osservanza dei principi e dei valori previsti dai DR impone una condotta i cui standard sono relativamente più severi di quelli previsti dall’HRC.
L’avvocato dell’YCDSB ha sottolineato che il rispetto per i soggetti italocanadesi del Provveditorato può essere adeguatamente difeso e riparato solo con una “esposizione aperta” delle questioni che hanno portato al confronto, alle indagini e all’applicazione delle sanzioni – espulsione dal caucus.
Ha sottolineato che Mc Nicol non si era mai nemmeno scusata nel tentativo di fare ammenda. Quel che è peggio, i suoi avvocati non hanno mai contestato la veridicità delle conclusioni dell’investigatore, JMJ.
Anche quando il Consiglio le ha offerto il ramoscello d’ulivo permettendole di partecipare alle riunioni generali del Provveditorato, la sua reazione è stata quella di chiedere una revisione giurisdizionale della decisione sull’applicazione delle sanzioni.
Dal nostro punto di vista, nutrito da quasi quattro anni di presenza fisica e virtuale alle riunioni del Consiglio e delle sue Commissioni, almeno su questo tema, i cinque fiduciari inizialmente molestati e diffamati (come se fossero “membri della criminalità organizzata”) – Cantisano, Giuliani, Iafrate, Marchese e Mazzotta – meritano un ringraziamento per aver “resistito”, così come l’ex presidente Alexander.
In un ambiente in cui le proteste si stanno trasformando in espressioni di odio verso altri elementi della nostra società, il Tribunale della Divisional Court non dovrebbe avere difficoltà ad accettare le argomentazioni avanzate dall’avvocato dell’YCDSB.
Sospetto che qualcosa di meno rafforzerebbe nuovamente le immagini stereotipate evocate da Mc Nicol e renderebbe complice la Corte.
In alto, Theresa McNicol (foto: YCDSB)