Italia

Giorgia, Elly, Cecilia, Ilaria e Lucia: trionfo ‘rosa’ alle Europee italiane

ROMA – Sono le donne le vere vincitrici (astensionismo a parte) di queste elezioni europee italiane. Ed è una vittoria traversale, che vede l’affermazione di candidate di spicco di ogni schieramento, da destra e sinistra.

La regina delle preferenze è la premier Giorgia Meloni, che sbanca con oltre 2,3 milioni di voti, un terzo di quelle espresse in totale dagli elettori per Fratelli d’Italia: è la più votata in assoluto in Italia. Ma con lei vincono anche le donne del centrosinistra: se è vero infatti che fra i partiti dell’opposizione (Pd, Avs e M5S) i campioni di preferenze sono i due dem Antonio Decaro (quasi 500mila voti per il sindaco di Bari) ed il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (con oltre 380mila preferenze), è altrettanto vero che il resto della classifica è “rosa”: Cecilia Strada (Pd), 283mila voti; Lucia Annunziata (Pd), 242mila preferenze; Ilaria Salis (Avs), 176mila voti. E va bene anche Elly Schlein, con i suoi 206mila voti, ottenuti al Centro e nelle Isole, uniche circoscrizioni nelle quali era capolista.

E gli uomini? Il più votato è “il generale”, Roberto Vannacci, nome di punta della Lega voluto soprattutto da Matteo Salvini: ha superato il mezzo milione di preferenze (530mila voti: più di un quarto di quelli raccolti dal Carroccio), risultando primo nel partito in quattro delle cinque circoscrizioni: solo nelle Isole è secondo a Raffaele Stancanelli. Bene anche Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, con quasi 400mila voti a fronte dei 2,2 milioni totalizzati da FI e bene – dicevamo – pure i dem Decaro e Bonaccini. Eletto anche l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano (Avs) che ottiene il seggio europeo con 192mila preferenze complessive in tutte le circoscrizioni.

È invece andata male ad altri nomi noti, a cominciare da Matteo Renzi, leader della neoformazione Stati Uniti d’Europa: ha superato le 191mila preferenze ma la sua lista non è andata oltre alla soglia di sbarramento del 4%, quindi non è stato eletto. Anche l’ex alleato del leader di Italia Viva, Carlo Calenda, è rimasto fuori dall’europarlamento: per lui soltanto 70mila preferenze e la sua Azione è comunque sotto il 4%. E niente da fare nemmeno per il giornalista Michele Santoro, che arriva a 149mila voti ma non tornerà all’Europarlamento (dove era già stato): la sua lista Pace Terra Dignità non ha superato la soglia di sbarramento.

Fuori pure Vittorio Sgarbi: l’ex sottosegretario alla Cultura, che ha dovuto dare le dimissioni per incompatibilità fra il ruolo rivestito e la sua attività di critico d’arte, ha preso 22.900 preferenze nelle liste di FdI e non gli bastano per essere eletto.

Nelle foto in alto, da sinistra: Giorgia Meloni, Cecilia Strada, Lucia Annunziata ed Elly Schlein (foto da Twitter X)

Eletta anche Ilaria Salis, per lei oltre 160mila voti
nella lista di AVS: “Ora chiederemo la sua libertà”

BUDAPEST – Ilaria Salis sarà europarlamentare, eletta nelle fila di Alleanza Verdi-Sinistra. L’attivista italiana, ai domiciliari a Budapest, in Ungheria, ha raccolto 176mila voti tra Nord-Ovest e Sud. Dunque, dopo 15 mesi di detenzione, la 39enne milanese andrebbe scarcerata e il processo a suo carico andrebbe sospeso. Questo secondo quanto prevede il Protocollo 7 sui “Privilegi e le immunità dell’Unione europea”. Nello specifico – come spiega Tgcom 24 – l’articolo 9 sottolinea che i membri dell’Europarlamento possono beneficiare, sul territorio nazionale, “delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro Stato” e non possono, “sul territorio di ogni altro Stato membro, essere detenuti né essere oggetto di procedimenti giudiziari”. Stando a quanto sostengono gli avvocati di Salis la norma è retroattiva e varrebbe dunque anche per i fatti avvenuti prima dell’elezione. L’articolo 7 dello stesso Protocollo sancisce poi che “nessuna restrizione di ordine amministrativo o di altro genere è apportata alla libertà di movimento dei membri del Parlamento europeo che si recano al luogo di riunione del Parlamento europeo o ne ritornano”. Dunque dopo la proclamazione ufficiale, Ilaria Salis godrebbe dell’immunità parlamentare e di conseguenza dovrebbe essere scarcerata. Le immunità previste dal Protocollo 7 sui “Privilegi e le immunità dell’Unione europea” non varrebbero solamente considerando l’arresto in flagranza di reato o in caso di sentenza definitiva, proprio come prevede la Costituzione italiana per deputati e senatori.

“Non appena ci sarà la proclamazione chiederemo all’autorità giudiziaria ungherese di rimettere in libertà Ilaria Salis e di sospendere il procedimento penale”. Così gli avvocati dell’attivista ai domiciliari a Budapest ed eletta al Parlamento europeo per Avs, annunciano l’istanza di revoca di qualsiasi misura cautelare. I due legali hanno ribadito che ora la 39enne italiana “beneficia dell’immunità” in base alle norme Ue e hanno anche sottolineato che la magistratura ungherese potrebbe provvedere d’ufficio.

“Perché per la neoeletta Ilaria Salis ci sia la possibilità di partecipare all’Assemblea serve l’intervento del Parlamento Europeo”: il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, spiega: “Noi notificheremo che è stata eletta, ma dobbiamo aspettare la proclamazione. Prima non possiamo dire nulla. Appena ci sarà verrà informata in via ufficiale l’autorità ungherese”.

Ilaria Salis (nella foto sopra, da uno screenshot del suo videomessaggio elettorale), 40 anni tra pochi giorni, è stata arrestata l’11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate e associazione a delinquere di matrice politica, per aver attaccato dei manifestanti di estrema destra durante un raduno neonazista in Ungheria. Si è dichiarata innocente e ha respinto la proposta di patteggiamento a undici anni di reclusione della procura. Insieme a due cittadini tedeschi, anche loro imputati, rischia fino a 24 anni di carcere ma finora nessuno tra i testimoni l’ha riconosciuta tra gli autori del pestaggio. La sua detenzione in condizioni degradanti ha suscitato rabbia e sdegno in molti Paesi europei, quando sotto gli occhi dei media lo scorso gennaio fu portata davanti a un giudice per la prima udienza del processo con un guinzaglio al collo e mani e piedi incatenati. Di qui la scelta di Avs di candidarla per “tutelare i diritti e la dignità” della cittadina europea e per denunciare i metodi di detenzione incivili. Il 15 maggio una commissione di secondo grado del tribunale di Budapest ha accolto il ricorso presentato dai suo legali e le ha concesso la detenzione ai domiciliari con il braccialetto elettronico e dietro il pagamento di una cauzione di 40mila euro. Ilaria Salis è uscita dalla prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca di Budapest dove era rinchiusa da oltre 15 mesi ed è stata trasferita al domicilio dove avrebbe dovuto scontate il la misura cautelare degli arresti domiciliari in attesa della fine del suo processo. Ma ora che è europarlamentare cambia tutto.

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