Canada

Fino a 33 ore di attesa
in pronto soccorso

TORONTO – Gli ospedali sono vicini al collasso. E per chi ha la sfortuna di averne bisogno, questo si traduce in attese infinite per essere visitati, curati o ricoverati.

A lanciare sono medici di ogni parte del Paese, dall’Ontario al Quebec, fino alla British Columbia: sono preoccupatissimi, perché la già difficile situazione degli ospedali – fra pandemia e carene di personale – rischia di precipitare con l’arrivo della tradizionale stagione influenzale.

A Montreal, i reparto di emergenza si sono già attestati a circa il 150% della capacità per gran parte della scorsa settimana: alcuni hanno addirittura superato il 200%. Secondo la dottoressa Judy Morris, capo della Quebec Association of Emergency Physicians, che la pressione prolungata sul sistema causata dalla pandemia e la conseguente carenza di personale hanno avuto un impatto negativo a lungo termine che ora sta danneggiando l’intera rete sanitaria.

La situazione è preoccupante anche in altre parti del Canada: Alberta, British Columbia e Ontario.

“Sono in medicina d’urgenza da quasi diciannove anni, ormai, e non ho mai visto attese come quelle che i nostri pazienti devono sopportare oggi”, afferma la dottoressa Carolyn Snider, capo della medicina d’urgenza al St. Michael’s Hospital a Toronto. “E la cosa più preoccupante è che non sembra che ci sia una fine in vista…”.

Un rapporto sul sistema sanitario dell’Ontario, trapelato dall’opposizione liberale la scorsa settimana, evidenzia drammaticamente l’entità del problema nella provincia. I pazienti in un pronto soccorso hanno aspettato più di 33 ore per ottenere un letto di degenza ad agosto: un aumento del 54% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Anche i tempi di “scarico” delle ambulanze sono aumentati, con i pazienti in attesa fino a 83 minuti prima di entrare in ospedale. E stiamo parlando di ambulanze, cioè del massimo livello dell’emergenza.

Anche i pronto soccorso della British Columbia sono sotto pressione, come afferma Aman Grewal, capo della BC Nurses’ Union: molti ospedali nelle zone rurali hanno ridotto i servizi o sono chiusi nei fine settimana a causa della carenza di personale, mettendo ancora più pressione sugli ospedali più grandi. “Quei pazienti che sarebbero andati in quell’ospedale ora devono viaggiare da un’ora e mezza a due ore per raggiungere un’altra struttura”, sottolinea Grewal. E la carenza di personale peggiorerà, secondo lui, se i governi non investiranno denaro nei programmi di istruzione per i giovani infermieri, oltre a fornire salari e condizioni di lavoro migliori per mantenere in servizio coloro che lavorano. In Quebec, venerdì scorso erano più di 4.000 gli operatori sanitari costretti a stare a casa a causa dell’infezione da Covid-19; il numero più alto in quasi due mesi.

Con il nuovo aumento dei casi di Covid-19, la possibilità che emergano nuove varianti e l’imminente stagione influenzale, i prossimi sei mesi si preannunciano dunque particolarmente impegnativi per i sistemi sanitari in tutto il Paese.

Nel tentativo di liberare posti-letto d’ospedale, il governo dell’Ontario ha preso, com’è noto, la controversa decisione di consentire agli anziani di essere mandati fino a 150 chilometri di distanza per cure a lungo termine. Ma secondo la dottoressa Snider “le autorità dovrebbero muoversi rapidamente per liberare spazio nei mesi invernali e dovrebbero farlo in modo creativo, per esempio rilevare hotel e condomini per garantire che venga fornita una buona assistenza in spazi diversi da quelli ai quali siamo abituati, perché il nostro sistema sanitario è in uno stato di crisi profonda”. E comunque non basterà, se non rsi risolverà anche il problema della carenza di personale. “Chi si prenderà cura dei nostri pazienti e dei nostri cari?”, si chiede la dottoressa Snider.

Foto di Mat Napo da Unsplash

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