Canada

Dopo la Cina, l’India:
Trudeau isola il Canada

TORONTO – Dopo la Cina, l’India. Il governo guidato da Justin Trudeau continua nell’opera di auto-isolamento internazionale del Canada.

Lunedì, lo stesso Trudeau in Parlamento ha infatti parlato di non meglio precisate “prove credibili” secondo le quali il governo dell’India sarebbe collegato all’assassinio di Hardeep Singh Nijjar, cittadino canadese e noto attivista del movimento indipendentista dei Sikh, ucciso a colpi di pistola il 18 giugno scorso all’esterno di un centro culturale di questa religione indiana – che nel mondo coinvolge circa 40 milioni di fedeli – a Surrey, un sobborgo di Vancouver, in British Columbia. “Qualsiasi coinvolgimento di un governo straniero nell’uccisione di un cittadino canadese sul suolo canadese è una violazione inaccettabile della nostra sovranità. È contrario alle regole fondamentali secondo cui si comportano le società libere, aperte e democratiche”, ha detto Trudeau.

Il governo indiano ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio di Nijjar, affermando anche che il Canada sta cercando di spostare l’attenzione dai “simpatizzanti” del Khalistan che in Canada sono più di 770mila persone (su un totale di 1,8 milioni di Indiani “Canadesi”), tra le quali non pochi attivisti che chiedono l’indipendenza del Punjab, lo Stato indiano a maggioranza Sikh, e la creazione di un nuovo Stato: il Khalistan, appunto.

Ieri, l’India ha risposto al Canada: il Ministero degli Affari Esteri indiano ha infatti reso jnoto che ad un alto diplomatico canadese è stato chiesto di lasciare l’India entro i prossimi cinque giorni. “La decisione riflette la crescente preoccupazione del governo indiano per l’ingerenza dei diplomatici canadesi nelle nostre questioni interne”, ha dichiarato il Ministero indiano.

Il ministro degli Esteri del Canada, Melanie Joly, ha a sua volta annunciato che il Canada sta espellendo l’indiano Pavan Kumar Rai, indicato come agente diplomatico a capo di un’agenzia di intelligence indiana con sede a Ottawa.

Sebbene i leader della comunità Sikh in Canada abbiano insistito sul coinvolgimento del governo indiano, la polizia aveva precedentemente affermato di non aver fatto alcun collegamento con l’ingerenza straniera. Accuse “infondate”, dunque, secondo il governo indiano, che “cercano di spostare l’attenzione dai terroristi e dagli estremisti Khalistani, ai quali è stato offerto rifugio in Canada e che continuano a minacciare la sovranità e l’integrità territoriale dell’India”, afferma il Ministero degli Affari Esteri indiano. L’India sostiene da tempo infatti che questi attivisti minano la sicurezza nazionale, anche se il Canada insiste che i suoi cittadini debbano avere libertà di parola se non incitano alla violenza.

Trudeau ha, in realtà, un altro problema: tra i tanti Sikh canadesi ce n’è uno al quale deve il mantenimento del suo traballante posto da primo ministro. Stiamo parlando di Jagmeet Singh, leader del Nuovo Partito Democratico all’opposizione, che con un appoggio esterno sostiene il governo di Trudeau garantendogli la maggioranza e quindi la sopravvivenza nonostante il totale sgradimento dell’ormai stragrande maggioranza della popolazione canadese, come dicono tutti gli ultimi sondaggi.

Risultato: i rapporti tra Canada e India sono ad un nuovo minimo storico, così come quelli con la Cina. Quale sarà il prossimo Paese “nemico” del Canada di Trudeau?

Nella foto in alto, la stretta di mano fra Trudeau e Singh in occasione del loro accordo sul governo federale (foto da YouTube – @cpac)

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